Tosca sopravvive e racconta la sua rinascita. All’Ariosto debutta “My name is Floria”

Il 16 e 18 maggio a Reggio Emilia

15 maggio 2025

Cosa accadrebbe se Tosca non si fosse mai suicidata? Se invece di concludersi nel gesto estremo e definitivo, la sua storia riprendesse da quel momento sospeso, drammatico, e si trasformasse in un percorso interiore di dolore, memoria e ricostruzione? Da questa suggestiva ipotesi narrativa muove My name is Floria, nuova opera di teatro musicale firmata da Virginia Guastella (con la regia di Luigi De Angelis e la direzione di Marco Angius), che debutta in prima assoluta al Teatro Ariosto di Reggio Emilia venerdì 16 maggio alle 20, con replica il 18 maggio alle 15.30. Una produzione della Fondazione I Teatri con Festival Aperto e Reggio Parma Festival.

Commissionata per l’occasione, My name is Floria nasce come un’opera in un atto, liberamente ispirata alla celebre eroina pucciniana. Ma il riferimento non è citazione, né variazione sul tema: è uno spostamento radicale di sguardo. Floria non è più la donna consumata dalla passione e dalla vendetta del melodramma ottocentesco, ma un personaggio contemporaneo, attraversato da ferite profonde – psicologiche e fisiche – che si interrogano sul senso stesso del trauma e della sopravvivenza. In scena, una protagonista multipla: sono infatti quattro le voci femminili che danno corpo ai frammenti della sua identità, in dialogo con figure del passato, evocazioni e presenze.  “Mi sono chiesta cosa succedesse nella mente di Floria appena caduta, ancora distesa a terra, schiacciata contro l’asfalto – dice Guastalla – Quell’asfalto poteva essere un marciapiede, il pavimento di un appartamento, poco importava. L’altezza, misurabile in metri da cui si può cadere non è mai stata al centro della mia riflessione. Doveva esserci una condizione di sofferenza e una caduta, il farsi male e basta. Un male psicologico, emotivo, fisico. Una condizione di trauma con una storia alle spalle da raccontare. Una storia, però – qui una differenza sostanziale per diventare un’opera di teatro musicale, la mia – di cui grossa parte di noi è stata spettatrice e partecipe”.

Alla regia, scena, luci e video c’è appunto De Angelis, fondatore dello storico collettivo Fanny & Alexander assieme a Chiara Lagani (che firma i costumi), che disegna un impianto visivo e narrativo stratificato, dove passato, presente e futuro si intrecciano in una tessitura percettiva e temporale. Il tempo della narrazione si allontana dalla linearità per farsi esperienza soggettiva: il ricordo mitico della Tosca pucciniana si confonde con il trauma personale, la paralisi del presente si apre alla possibilità di una guarigione futura. “In My name is Floria – spiega il regista – convivono più temporalità: il passato, sotto forma di mito (il tempo narrativo di Tosca), che si mescola e sovrappone al ricordo doloroso, incubotico, di un trauma più recente, simmetrico a quello dell’opera pucciniana. Il presente, tempo della paralisi, della morte apparente e di una lucida fase di pre-morte, in cui esperire una dimensione extracorporea, seguito da un lento risveglio dei sensi e dall’elaborazione progressiva del trauma, in una rinnovata coscienza di sé. Il futuro, come apertura alla prospettiva della guarigione e della cura, di nuova affermazione”.

Sul piano musicale, Guastella costruisce una partitura densa e flessibile, in cui si incontrano la scrittura vocale, l’Icarus Ensemble diretto da Marco Angius e l’elettronica in tempo reale, a cura di Tempo Reale (Giovanni Magaglio e Damiano Meacci). Il libretto, firmato dalla stessa compositrice, include riferimenti e testi tratti da Victorien Sardou, Giuseppe Giacosa, Luigi Illica, ma anche da poeti come Percy B. Shelley e John Keats, in un intreccio che fonde materiali storici e linguaggi contemporanei.

Sul palcoscenico ci saranno Maria Eleonora Caminada, Laura Zecchini, Anastasia Egorova, Danilo Pastore e Giacomo Pieracci. L’allestimento multimediale è curato da Michele Mescalchin, per una messa in scena che mette in relazione parola, corpo e visione.

Sabato 17 maggio, alle 9.30 nella Sala Verdi del Teatro Ariosto, è previsto anche il convegno L’opera contemporanea in Italia: produzione, comunicazione e critica, promosso dall’Associazione Nazionale Critici Musicali in collaborazione con I Teatri di Reggio Emilia e il Reggio Parma Festival. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti.