- Data di pubblicazione
- 11/09/2020
- Ultima modifica
- 11/09/2020
Venezia chiama Emilia-Romagna. Gualtieri e Musso ospiti della Biennale di Latella
Il 14 e 18 settembre appuntamento al Teatro Goldoni
Nel Padiglione Teatro Italia progettato da Antonio Latella per la quarantottesima edizione del Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia brillano anche due stelle del teatro emiliano-romagnolo. Sono Mariangela Gualtieri e Giuliana Musso, pluripremiate maestre della scena che hanno contribuito a innovare il teatro italiano ispirando intere generazioni di artisti e artiste a sperimentare linguaggi originali, ibridi, congeniali alla propria vocazione poetica, estetica e politica.
A Gualtieri, poetessa, attrice, drammaturga e co-fondatrice del Teatro Valdoca di Cesena, artefice di un potente sodalizio tra parola e musica dal vivo, è affidata l’inaugurazione del festival, il 14 settembre al Teatro Goldoni, con Voce che apre, un rito sonoro inaugurale guidato da Cesare Ronconi (realizzato col contributo della Regione Emilia Romagna e del Comune di Cesena) che invita all’attenzione per uno spazio, quello del teatro appunto, in cui “la voce umana intreccia i propri suoni evoluti con l’arcaico silenzio del mondo”.
Giuliana Musso, tra le maggiori esponenti del teatro di narrazione e d’indagine, si è confrontata invece col tema della censura consegnato agli artisti quale fil rouge di questa edizione della Biennale. Dentro (una storia vera, se volete), spettacolo prodotto dalla Corte Ospitale di Rubiera in programma in prima assoluta il 18 settembre al Goldoni, è infatti la messa in scena di una storia vera di abuso sui minori, ispirata dall’incontro dell’autrice con una donna e con la sua storia segreta, la storia di una verità chiusa dentro ai corpi e che lotta per uscire allo scoperto. “Un’esperienza difficile da ascoltare – racconta l’artista – Una madre che scopre la peggiore delle verità. Una figlia che odia la madre. Un padre innocente fino a prova contraria. E una platea di terapeuti, consulenti, educatori, medici, assistenti sociali, avvocati che non vogliono sapere la verità”.