- Data di pubblicazione
- 14/01/2025
- Ultima modifica
- 14/01/2025
Viaggio in un Europa al collasso. MaMiMò porta in scena Zinnie Harris
Dal 15 al 19 gennaio a Reggio Emilia
Una donna fa l’amore con uno sconosciuto, un uomo strano, che dice di essere il diavolo. Da quel momento, la sua vita cambia. Dana, questo il suo nome, si trova da questo momento ad affrontare con sua sorella Jasmine un allucinante viaggio dal cuore dell’Europa fino ad Alessandria d’Egitto. Accompagnate da un bizzarro e premuroso bibliotecario che propone manuali per ogni evenienza, le due donne attraversano un mondo che si sta sfaldando, in cui le banche falliscono, le carte di credito non funzionano più e la struttura economica dell’Europa collassa. È la storia di Come trattenere il respiro, un testo di Zinnie Harris, autrice inglese molto nota nei circuiti internazionali per la sua cifra ironica e caustica, e pluripremiata per i suoi adattamenti in chiave innovativa di opere classiche (da Eschilo a Shakespeare, da Webster a Strindberg e, nel 2008, una notevole Casa di bambola da Ibsen con Gillian Anderson protagonista). Lo porta in scena, per la prima volta in Italia, il gruppo di attori e attrici della compagnia MaMiMò (Fabio Banfo, Luca Cattani, Cecilia Di Donato, Alice Giroldini e Marco Maccieri), con la regia di Marco Plini, nella traduzione di Monica Capuani che ne esalta proprio i toni più caustici.
Fresco di debutto al Teatro Nazionale di Genova, dal 15 al 19 gennaio lo spettacolo – co-prodotto da MaMiMò – arriva a Reggio Emilia, negli spazi di Officine Creative Reggiane. Nelle parole del regista, direttore della Civica Scuola Paolo Grassi di Milano e già storico assistente di Massimo Castri, Come trattenere il respiro è “una metafora sull’esistenza moderna, sulla finzione in cui viviamo, la finzione della civilizzazione e del controllo sulla propria vita, la finzione della bontà. La visione apocalittica di Zinnie Harris ci mette di fronte a molte delle questioni della vita contemporanea. Il miglior sistema di vita possibile, nel quale ci illudiamo di vivere, è molto più fragile di quanto ci sembri, il sistema di valori che pretendiamo di esportare non è in grado di tollerare che le cose non vadano come previsto e quando qualcosa va storto non sappiamo far altro che pensare che sia impossibile che le cose vadano così, che prima o poi qualcuno interverrà a salvarci perché viviamo in un mondo civile”.
Dana vede sgretolarsi tutto il suo mondo di certezze di politica e democrazia: ha attraversato incredula la devastazione del migliore dei mondi possibili, ha perso la sorella, è quasi morta, come potrà andare avanti? Il diavolo è pronto a scommettere che ce la farà. “Il flusso di situazioni allucinatorie – conclude il regista – è condotto dall’autrice con un atroce senso ironico, svuotando la metafora di qualsiasi possibilità tragica: una storia in cui il bene e il male si scambiano continuamente di posto. È una metafora sull’esistenza moderna, sulla finzione in cui viviamo, sulla finzione della civilizzazione e del controllo sulla propria vita”.