- Data di pubblicazione
- 16/02/2024
- Ultima modifica
- 16/02/2024
Il Trovatore secondo Livermore, una distopia del presente
Dal 18 al 25 febbraio al Comunale Nouveau di Bologna
Il racconto comincia sotto un cavalcavia: sullo sfondo palazzi di acciaio e cristalli, sotto invece scarti di umanità e civiltà. Sembra il frame di un vidoclip e invece è Il Trovatore di Giuseppe Verdi. È chiara fin da subito la chiave con la quale Davide Livermore ha riletto il capolavoro verdiano nel recente allestimento del co-prodotto da Comunale di Bologna con il Regio di Parma. D’altronde del regista torinese, che da anni opera tra lirica e prosa (oggi è anche direttore del Teatro Nazionale di Genova), e che dal 2018 al 2021 ha firmato gli allestimenti per quattro inaugurazioni consecutive del Teatro alla Scala, è proprio la capacità di leggere la tradizione alla luce del presente che viene apprezzato. Dopo il battesimo al Festival Verdi, lo spettacolo arriva adesso al Comunale Nouveau di Bologna, con repliche dal 18 al 25 febbraio (il 18 anche in diretta su Rai Radio3). Sul podio dell’Orchestra e il Coro (preparato da Gea Garatti Ansini) del Teatro Comunale di Bologna, c’è Renato Palumbo, che a soli 19 anni debuttò alla direzione d’orchestra proprio con questo titolo verdiano, del quale ad oggi ha diretto circa 300 recite, e che è al suo secondo Trovatore con la fondazione lirico-sinfonica felsinea dopo quello del 2012 con la regia di Paul Curran.
Sarà in realtà un atteso ritorno a Bologna anche quello di Livermore, che torna a collaborare col Comunale dopo l’Idomeneo del 2010 e Il turco in Italia del 2017. Nel team creativo accanto a lui Carlo Sciaccaluga, che a Bologna riprende la regia del Trovatore, Giò Forma che cura le scene, D-Wok i video, Anna Verde i costumi e Antonio Castro le luci. Nella sua versione della celebre pagina della “Trilogia popolare”, il dramma lirico in quattro parti e otto quadri, su libretto di Salvadore Cammarano, assume i toni di una distopia del presente: “Quando preparo una regia – racconta il regista – parto sempre da uno studio maniacale: parto dal libretto e nel caso del Trovatore dalla bellissima storia di Salvadore Cammarano: è il nostro tempo ma anche un altrove, è una contemporaneità distopica in cui i gitani esistono, sono giostrai e circensi e spesso vivono sotto i cavalcavia delle nostre tangenziali sulle quali sfrecciamo a bordo delle nostre auto senza minimamente renderci conto che sotto di noi pulsa una vita rimossa da una società che non sa più osservare il territorio, ma vive il tempo solo attraverso logiche virtuali o fake”.
A dar vita a questa storia che narra di nobili, reietti, superstizione e violenza un cast che vede protagonisti Roberto Aronica nei panni di Manrico, Marta Torbidoni nelle vesti di Leonora, Lucas Meachem come Conte di Luna e Chiara Mogini come Azucena, che si alternano – solo per la recita del 21 febbraio – con Zi-Zhao Guo, Federica Vitali, Angelo Veccia e Cristina Melis. Completano la compagine vocale Gianluca Buratto (Ferrando), Benedetta Mazzetto (Ines) e Cristiano Olivieri (Ruiz).