Con “Miserella” Micaela Casalboni porta sul palco “l’età di mezzo”

Dal 16 al 20 e dal 23 al 27 ottobre all’ITC di San Lazzaro

15 ottobre 2024

La mezza età, il corpo non più giovane, i desideri degli over 50 sono questioni e stagioni della vita che teatro, cinema, serialità e scrittura stanno esplorando sempre più spesso negli ultimi anni, cercando di uscire dalle narrazioni più stereotipate e diffuse. Dal 16 al 20 e dal 23 al 27 ottobre all’ITC di San Lazzaro si vedrà un nuovo spettacolo del Teatro dell’Argine che prova proprio entrare nel vivo di un corpo che cambia, invecchia e si trasforma, in particolare il corpo femminile. Diretto da Micaela Casalboni, anche in scena, Miserella (questo il titolo) è soprattutto un lavoro d’attrice, che mette appunto in gioco il corpo nel riflettere su una stagione dell’esistenza che da questo punto di vista è spesso considerato un tabù.

“Miserella” è il nome popolare dato nel dialetto toscano alla pianta nota come Daphne Mezereum, detta anche “fior di stecco” perché, su un gambo all’apparenza secco, morto, ospita una miriade di fiori.  In scena ci sono quattro donne, quattro attrici (con Casalboni anche Caterina Bartoletti, Giulia Franzaresi, Ida Strizzi), quattro corpi diversi fra loro che agiscono alla ricerca di un nuovo patto con il proprio sé che cambia, corpo infortunato, corpo di madre, corpo di attrice, corpo di ballo, corpo sterile, voce-corpo che si astrae da sé per guardarsi dall’esterno. La trama non è lineare, perché ci sono piani diversi che si intrecciano in uno spazio quotidiano e allo stesso tempo surreale. “Una specie di sala d’attesa (o Purgatorio? Limbo?): lo spazio della cosiddetta Mezza Età, che non è ancora Vecchiaia, che non è più Gioventù, che non si sa davvero che cosa sia, ma si sussurra che non sia niente di buono…” si legge nelle note.

Le parole del testo sono delle attrici stesse e di Nicola Bonazzi, ma le fonti d’indagine sono davvero numerose, a partire dal libro di Lidia Ravera, Age Pride (2023), in cui l’autrice scrive che le varie età della vita sono come Paesi nei quali si arriva senza conoscerne lingua, geografia, usi e costumi. Miserella indaga in particolare il “Paese dell’Età di Mezzo”, e lo fa attraverso la frequentazione di vari aspetti filosofico-sociologici del tema, ma soprattutto attingendo a una serie di residenze di lavoro e interviste svolte in tutta Italia, nelle quali le artiste si sono aperte all’ascolto di ricordi ed esperienze delle persone in rapporto al corpo che cambia: donne over 45 soprattutto, ma non solo. I piani infatti sono molto più numerosi e intrecciati di quanto sembra, perché questa riflessione sull’invecchiare è legata anche alla storia della compagnia. Nel 2024 il Teatro dell’Argine ha compiuto trent’anni. “Miserella – spiega Casalboni – è anche un regalo che abbiamo voluto farci nella stagione del nostro trentennale: avviare un percorso di ricerca lungo e profondo, talmente lungo da essere antistorico, sicuramente antisistema, almeno per noi in questa fase. Farlo facendoci ospitare e ispirare da amiche e amici vecchi e nuovi in tutta Italia. Farlo coinvolgendo l’intera squadra artistica del Teatro dell’Argine lungo tutto il cammino, in particolare Andrea Paolucci e Nicola Bonazzi, come facciamo con i progetti mastodontici, come abbiamo fatto con alcuni tra gli spettacoli che abbiamo amato di più, Tiergartenstrasse 4, Gli equilibristi, Liberata. Perché il tempo può essere nemico crudele, ma anche alleato di nuove avventure, purché, come scrive Lidia Ravera, si impari a muoversi a tempo, nel tempo”.