- Data di pubblicazione
- 11/12/2024
- Ultima modifica
- 11/12/2024
Altri libertini. In scena Tondelli secondo Lanera
Il 14 e 15 dicembre a Bologna
Opera prima di Pier Vittorio Tondelli, romanzo di culto fra i giovani italiani degli anni Ottanta, Altri Libertini (che è in realtà una raccolta di racconti) è un ritratto dissacrante di una generazione di giovani degli anni Settanta, portatori di un libertinaggio in qualche modo eversivo rispetto alla società e alla politica conformista da cui si sentono profondamente distanti. La raccolta, pubblicata nel 1980 da Feltrinelli, è stata appena adattata per il teatro grazie a un’idea dell’attrice e regista Licia Lanera, che ha ottenuto, per la prima volta in Italia dalla scomparsa dell’autore, i diritti per la messa in scena. Dopo il debutto al festival Romaeuropa e le date a Riccione, Milano, Bari, Brescia e Correggio, città natale dello scrittore, la compagnia Lanera presenta lo spettacolo all’Arena del Sole di Bologna il 14 e 15 dicembre.
Per il suo adattamento, la regista ha seguito una precisa direzione di senso. Il libro si compone di sei racconti, “in modo che ciascuno di essi, – come affermava lo scrittore – pur costituendo una unità a sé, confluisca in un romanzo sostanzialmente unitario che è quello della mia terra e dei nostri miti generazionali”. Di questi, Lanera ha scelto di lavorare su Viaggio, Altri libertini e Autobahn: i tre racconti si incastrano drammaturgicamente, creando un unico testo per una messa in scena a quattro corpi e quattro voci, Giandomenico Cupaiuolo, Danilo Giuva, Roberto Magnani e la stessa Lanera, che si fa così portavoce di una generazione, che è la sua ma anche quella raccontata da Tondelli, quella degli Anni ’80 appunto.
“Perché ho scelto Altri libertini? – scrive la regista – Al di là del piacere puramente letterario nell’affrontare questi personaggi con la loro lingua meticciata e regressiva, e quello teatrale di occuparmi di personaggi in tumulto, ci doveva essere dell’altro; qualcosa di più profondo che avesse a che fare con me, con la mia vita, con i miei quarant’anni, con le mie origini. Questo qualcosa che oggi provo a definire, si è rispecchiato un giorno, come un’epifania, in quelle parole tondelliane e ha deciso di appropriarsene. Innanzitutto un aspetto politico: due saggi di Paolo Morando ‘78-‘79 Dancing days e ‘80, che raccontano gli avvenimenti degli anni titolati, insieme a una ricerca video (molto importante è stato il documentario di Comencini L’amore in Italia) mi hanno messa in relazione con la parola ‘reflusso’ (o riflusso a seconda delle fonti), cioè il momento esatto in cui è cominciato quel processo in cui la politica perde terreno, il capitalismo avanza e la cosa pubblica viene sostituita dal privato”.
Intrecciando l’opera di Tondelli a uno sguardo autobiografico e generazionale, in piena coerenza con uno stile che da sempre (anche se in forme diverse) richiama sulla scena la sua posizione rispetto a quanto “rappresentato”, la regista fa emergere quindi gli aspetti più politicamente dolorosi di un presente che sembra sempre uguale da quarant’anni: “Io e i miei compagni di viaggio ci siamo messi addosso l’etichetta di altri libertini, “vitelloni” nati nel secolo scorso, senza figli, animali notturni, poca grazia nel nostro stare al mondo, bestie solitarie terrorizzati dalla solitudine, incapaci di essere genitori, condannati a essere eternamente figli, figli dai capelli bianchi, figli coi drink in mano e la droga nel portafogli da usare rigorosamente in occasioni speciali. Dunque questo spettacolo mette in scena Altri libertini, ma fugge dalla rappresentazione continuamente, gli attori si appropriano (anche grazie a un lungo periodo di prove di un anno) di quelle parole e alla fine Pier Vittorio Tondelli non esiste più se non nei corpi nella carne negli sputi degli attori, nelle loro biografie”.