- Data di pubblicazione
- 15/01/2025
- Ultima modifica
- 15/01/2025
Cinema Cielo. Danio Manfredini e la poesia di Genet
Il 17 e 18 gennaio all’Arena del Sole di Bologna
Danio Manfredini è uno dei più grandi artisti della scena contemporanea. Attore, regista, pittore e cantante, è considerato “il maestro invisibile del teatro italiano”: maestro perché ha influenzato intere generazioni di altri teatranti con la sua postura rigorosa, tesa a esplorare col teatro luci e ombre dell’interiorità umana; invisibile per la sua ricerca ostinatamente ai margini del sistema (soprattutto mediatico), fedele solo alle leggi della poesia. Vincitore di ben cinque premi Ubu con le sue creazioni – l’ultimo alla carriera nel 2023 –, e protagonista della ricerca teatrale anche grazie a storiche collaborazioni, tra le quali quella con il regista Pippo Delbono, con la danzatrice Raffaella Giordano e alcuni performer del Tanztheater di Pina Bausch, Danio Manfredini è autore e interprete di capolavori assoluti come il Miracolo della rosa, Tre studi per una crocifissione e Al presente, spettacoli che hanno fatto la storia della scena italiana dagli anni Ottanta a oggi.
Tra le sue opere storiche c’è anche Cinema Cielo, che nel 2004 vinse l’Ubu alla miglior regia. Vent’anni dopo quel lavoro corale (prodotto allora da ERT) torna sulle scene, offrendo al pubblico di oggi un’occasione imperdibile per vedere (o magari rivedere) un capolavoro poetico di rara maestria. Lo spettacolo è in programma al Teatro Arena del Sole di Bologna, venerdì 17 gennaio alle 20.30 e sabato 18 gennaio alle 19.
Il titolo si ispira al Cinema Cielo di Milano, una sala cinematografica a luci rosse ora chiusa. Manfredini – anche interprete del lavoro, con Patrizia Aroldi, Vincenzo Del Prete e Giuseppe Semeraro – ambienta la scena all’interno di questo insolito luogo, in cui, tra le poltroncine, appaiono e s’incontrano i personaggi, parte di un’umanità che soffre di solitudine, per la quale il sesso è bisogno, evasione, merce, voglia di compagnia e fantasma d’amore. Lo sguardo degli spettatori è rivolto quindi alla sala cinematografica, come fossero delle spie che osservano i movimenti e le interazioni tra le presenze che abitano questo posto surreale.
A comporre gran parte dello spettacolo è la partitura sonora, che intreccia la vita degli spettatori all’audio della pellicola in programma, liberamente ispirato al romanzo di Jean Genet, Notre Dame des Fleurs, scritto nel periodo che il grande autore francese – a cui Manfredini è più volte tornato nella sua carriera – passò in carcere a Parigi. La storia del film è infatti quella di Louis, che tutti chiamano Divine, dei suoi amanti e di Nostra Signora dei Fiori appunto, seducente assassino. Lo spettacolo vive dell’incontro di due mondi che si appartengono, indissolubilmente legati: le ombre che abitano il Cinema Cielo fanno riemergere le ombre e il mondo dello scrittore francese che più di ogni altro ha saputo trasformare il dolore in bellezza attraverso la scrittura, considerando ogni forma di apparente “bruttezza” come “bellezza in riposo”.