- Data di pubblicazione
- 30/01/2025
- Ultima modifica
- 30/01/2025
Le “Wonder Woman” di Antonio Latella
Al Teatro Cavallerizza di Reggio Emilia fino al 31 gennaio e all’ITC di San Lazzaro il 1° febbraio
Fu un caso giudiziario che nel 2015 fece scalpore, quello di una giovane peruviana, vittima di uno stupro di gruppo, che in Corte d’Appello vide assolvere gli imputati perché la vittima – così nelle motivazioni – era stata giudicata “troppo mascolina” per essere credibile come vittima di violenza sessuale. Solo con l’intervento della Corte di Cassazione la sentenza fu ribaltata, ma il caso ha lasciato un segno nella memoria collettiva. Da quel caso giudiziario anconetano sono partiti il regista Antonio Latella, e il drammaturgo Federico Bellini (suo storico collaboratore) per realizzare Wonder Woman, spettacolo recente del regista, in scena al Teatro Cavallerizza di Reggio Emilia fino al 31 gennaio e poi all’ITC Teatro di San Lazzaro di Savena il 1° febbraio alle 19.
Pluripremiato regista italiano, Latella – che dal 2017 al 2020 ha anche diretto la Biennale Teatro di Venezia – è tra i principali sperimentatori della scena contemporanea. Le sue regie spesso decostruiscono i testi classici per rivelarne le contraddizioni, mettendo in luce il rapporto tra parola e corpo scenico. Con Wonder Woman, l’artista continua a esplorare questi temi, ponendo l’attenzione non sul fatto di cronaca in sé, ma sulla rappresentazione della violenza e sul modo in cui la società costruisce e manipola le narrazioni delle vittime.
Sulla scena di Wonder Woman, quattro giovani attrici – Maria Chiara Arrighini, Giulia Heathfield Di Renzi, Chiara Ferrara e Beatrice Verzotti – danno voce a questa vicenda, trasformandola in una narrazione teatrale che esplora il confine tra verità e percezione. Il titolo Wonder Woman richiama sia la figura della celebre eroina dei fumetti, creata dallo psicologo William Moulton Marston, sia l’idea di una resistenza femminile contro le ingiustizie. Vichingo, questo il soprannome con cui, nella realtà, era chiamata dai ragazzi la vittima, diviene qui una Wonder Woman contemporanea in lotta per ristabilire una verità che viene continuamente negata, dove ogni incontro, dai poliziotti di quartiere alle giudici stesse, finisce per rafforzare l’idea di una comunità in cui non c’è spazio né per la pietà né tantomeno per la giustizia.
“Un flusso di parole – spiegano Latella e Bellini – che corre, palpita e a volte quasi s’arresta come il cuore della ragazza, sottoposta a continui interrogatori, richieste, spiegazioni che la violenza subita non può rendere coerenti, logiche e senza contraddizioni. Eppure, come la Wonder Woman disegnata e creata da William Marston, l’eroina di questo racconto teatrale non si darà mai per vinta, forte della propria volontà interiore, qui simboleggiata dal lazo della verità, l’arma che costringe chiunque ne venga avvolto a non mentire”.