A Santarcangelo la voce diventa corpo. “U. (un canto)” di Alessandro Sciarroni

L’11 luglio al Teatro Galli

11 luglio 2025

È l’unico artista italiano ad aver ricevuto Leone d’Oro alla Biennale danza di Venezia (2019), Alessandro Sciarroni. Riconosciuto a livello internazionale come coreografo di punta del contemporaneo, l’artista (oggi associato di Marche Teatro) è uno sperimentatore infaticabile i cui lavori partono da un’impostazione concettuale di matrice duchampiana, coinvolgendo artisti provenienti da diverse discipline, facendo proprie le tecniche della danza, del circo o dello sport. I suoi lavori tentano di svelare, attraverso la ripetizione di una pratica fino ai limiti della resistenza fisica, le ossessioni, le paure e la fragilità dell’atto performativo. Attraverso il suo lavoro, ben radicato nella riflessione sul corpo, lo spazio e i rituali, ha consolidato una poetica capace di coniugare profondità emotiva e rigore formale. In questo quadro si inserisce il suo sorprendente “U. (un canto)” un concerto-performance curato con Aurora Bauzà (compositrice, performer e artista scenica di Barcellona) e Pere Jou, un compositore che lavora con il corpo.

Lo spettacolo è in scena l’11 luglio al Teatro Galli di Rimini per Santarcangelo Festival. Attraverso il canto folkloristico rappresentato da sette cantanti di diversa formazione, la drammaturgia vuole focalizzarsi sul rapporto tra umano e natura, approfondendo valori come pietà, compassione, perdono, tolleranza, sopportazione. La narrazione si concentra, in questo modo, sui limiti umani rispetto al mistero dell’esistenza. La performance è costituita da canti corali tratti dal repertorio italiano composti tra il 1968 e il 2019 da Renzo Bertoldo, Piercarlo Gatti, Bepi de Marzi, Angelo Mazza e Giorgio Susana. 

Tra un brano e l’altro, il coro si apre a silenziose pause, profonde e cariche di presenza, che fanno del silenzio tanto quanto del canto, un ponte di partecipazione e ascolto.  “U” diventa così un paesaggio sonoro e umano, in cui il coro agisce come un organismo collettivo, dove il canto non è semplice esecuzione, ma atto di cura verso se stessi e gli altri. L’alternanza tra suono e silenzio, e la scelta di una drammaturgia corale sono scelte consapevoli per restituire uno spettacolo che parla di comunione, tempo e attesa. È un’esperienza immersiva, intima e collettiva al tempo stesso, perfettamente allineata con il tema dell’edizione 2025 del Santarcangelo Festival: “not yet” – l’incertezza come spazio di possibilità.