- Data di pubblicazione
- 26/09/2025
- Ultima modifica
- 26/09/2025
Festival Respighi Bologna: il pianoforte come laboratorio del Novecento
Nell’ambito della sua IV edizione, spaziando tra il salotto settecentesco del Teatro Mazzacorati e l’Accademia Filarmonica, il 27 e 28 settembre il Festival Respighi Bologna apre una finestra sull’universo pianistico del primo Novecento italiano con un nuovo CD, un convegno e un concerto che dialogano tra loro e disegnano una mappa di ascolti e idee.
Il primo appuntamento è una serata monografica dedicata a Ottorino Respighi (27 settembre). Sul palco del Teatro Mazzacorati Pietro Beltrani presenta il suo nuovo album (Da Vinci) interamente consacrato alla produzione pianistica respighiana: pagine meno frequentate ma rivelatrici della confidenza del compositore con gli 88 tasti. Una familiarità di casa, coltivata fin da bambino grazie al padre, e poi divenuta laboratorio per le grandi partiture orchestrali. In concerto, Beltrani attraversa i brani incisi, mentre Maurizio Scardovi accompagna il pubblico con chiavi storiche e critiche, riportando la scrittura di Respighi al suo processo creativo.
Il giorno successivo il festival cambia registro e passa allo studio: all’Accademia Filarmonica va in scena un Convegno di studi a cura di Piero Mioli che mette a fuoco il pianoforte nell’Italia “pucciniana”, fra eredità romantica, neoclassicismo e primi modernismi. Un itinerario che interroga cosa si componesse davvero per tastiera in quegli anni: da Gian Francesco Malipiero a Alfredo Casella, da Ferruccio Busoni a Guido Alberto Fano, fino a sorprendenti riletture e arrangiamenti di Johann Sebastian Bach. Non mancano incursioni nella tecnica – modalità, nuove sperimentazioni – e nella storia dei grandi virtuosi, con la figura leggendaria di Arturo Benedetti Michelangeli a siglare l’idea del pianoforte come “strumento-pensiero” del secolo breve. Un affresco che, oltre a restituire il contesto, getta luce sul panorama culturale bolognese che lo accoglie.
A chiudere la giornata, la musica torna in primo piano con un concerto costruito su rarità e riscoperte. Due giovanissimi interpreti dell’Accademia Pianistica Internazionale “Incontri col Maestro” di Imola – Anastasia Fioravanti e Domenico Bevilacqua – rimettono in circolo pagine poco eseguite: i Canti di ricordanza di Ildebrando Pizzetti, che riprendono un tema dall’opera Fra Gherardo; le beffarde Maschere che passano di Gian Francesco Malipiero; i “miniature studies” dei Pezzi op. 24 di Alfredo Casella; gli struggenti Improvvisi op. 13 di Ermanno Wolf-Ferrari, in sintonia con lo “spirito arcaico” dei colleghi. Introdotti da Fulvia de Colle, direttrice artistica di Musica Insieme, i due pianisti si ritrovano poi “a quattro mani” per la prima assoluta commissionata dal festival alla compositrice Cristina Cutuli: Echi da Gösdemlan (“bucce di melone”), immaginata come una ripresa a distanza di un brano scritto da Respighi nel 1897. L’autrice ne conserva gli echi e ne riattiva i colori, cercando un esito contemporaneo che non tradisce l’essenza originaria.