Amore. Una dedica al Portogallo di Pippo Delbono

Dal 28 al 31 ottobre allo Storchi di Modena

27 ottobre 2021

Vedere i propri cari ricoverati andarsene da soli, senza il conforto di un volto familiare e di un saluto, è stato forse uno dei traumi più potenti che la pandemia ha portato con sé. Parte da qui, da quest’esperienza drammatica ed epocale che stentiamo a lasciarci alle spalle, Amore, il nuovo lavoro di Pippo Delbono, artista di casa in ERT Fondazione che ha prodotto lo spettacolo assieme a un nutrito gruppo di partner portoghesi e al Metastasio di Prato. Dopo due periodi di prova in residenza a Setúbal e a Lisbona, l’opera arriva adesso al debutto in prima assoluta al Teatro Storchi di Modena, dal 28 al 31 ottobre.

Per l’occasione il regista ha lavorato con gli attori storici della sua compagnia ma anche con artisti portoghesi di diverse discipline, fra cui Pedro Joia, noto chitarrista e compositore, il cantante di fado Miguel Ramos e la scenografa Joana Villaverde. Con loro anche la scrittrice e musicista angolana Aline Frazão. Proprio al Portogallo, d’altronde, è dedicato lo spettacolo, come una dedica appassionata rivolta a una terra che è crocevia di tradizioni, “dove si sono incontrate culture diverse – racconta lo stesso Delbono – che hanno generato una profonda apertura all’accoglienza. Lì sembra mancare quella minaccia continua che invece serpeggia in altri lidi del mondo: la diffidenza, il razzismo, l’individualismo. E lo leggo in certa poesia, nei versi di Fernando Pessoa, ma anche in quelli di Antonio Tabucchi, che del Portogallo è stato il nostro cantore, il mondo vicino di Federico García Lorca, le parole della nostra Anna Maria Ortese; lo ascolto nelle canzoni, nelle liriche del fado. Voglio avvicinarmi a tutto questo come farebbe un bambino, dandomi la possibilità di sorprendermi, di aprirmi a ciò che gli interpreti che incontreremo avranno da comunicare e condividere di una realtà estremamente dura. Voglio lasciarmi aperto a ciò che spinge per entrare, a ciò che potrebbe catturarmi in una danza che ancora non conosco”.

 

Il Portogallo fa così da contraltare all’esperienza drammatica di perdita vissuta negli ultimi due anni dal mondo intero, presentandosi come luogo in cui “la nostalgia, la tristezza, nella loro radicata cittadinanza, accolgono l’opportunità di incontrare quella qualità totalmente umana che è l’Amore. La stessa lingua, la sua pronuncia, la sua musica, e così le sue scritture e grafie maneggiano una sottile dolcezza in grado di comunicare una forma di rispetto verso quei sentimenti che altrimenti potremmo leggere e vivere solo come fonte di paura, come qualcosa da, necessariamente, fuggire”. Ma lo spettacolo prosegue in realtà una ricerca già cominciata anni fa da Delbono, artista italiano tra i più amati in patria e all’estero: un viaggio laico verso la luce passato attraverso le immagini potenti e le parole poetiche di tanti lavori precedenti, come i più recenti Vangelo (2016) e La Gioia (2018) che intrecciavano vita, desiderio, immaginazione in creazioni totali cariche di simboli e di emotività dirompente.