- Data di pubblicazione
- 15/02/2024
- Ultima modifica
- 15/02/2024
Beckett secondo Terzopoulos. Aspettando Godot a Bologna
All'Arena del Sole dal 15 al 18 febbraio
Reduce da una lunga tournée internazionale, Theodoros Terzopoulos, regista greco riconosciuto fra i maestri del teatro del Novecento, riporta in regione la sua rilettura di Aspettando Godot, capolavoro di Samuel Beckett. La produzione, firmata Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale e Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, in collaborazione con Attis Theatre Company, dopo le tappe al Teatro Municipale di Piacenza il 16 gennaio; al Teatro Bonci di Cesena, dal 18 al 21 gennaio; al Cinema Teatro Boiardo di Scandiano il 13 febbraio, sarà all’Arena del Sole di Bologna dal 15 al 18 febbraio .
Terzopoulos dirige per l’occasione un cast d’eccezione composto da Paolo Musio, Stefano Randisi, Enzo Vetrano, Giulio Germano Cervi e Rocco Ancarola e crea un dialogo vivo tra la contemporaneità e il dramma beckettiano. Nella sua versione, la vicenda è infatti ambientata in un mondo in rovina, in un futuro molto prossimo in cui tutte le ferite attuali e passate appaiono acuite, per interrogarsi su quali siano le condizioni minime per pensare a una vita che valga la pena di essere vissuta. “In Aspettando Godot – commenta il regista – vengono date due risposte possibili, e da qui vogliamo far partire il nostro lavoro. La prima è il tentativo di comunicare e coesistere con l’Altro, colui che ci è prossimo, nonostante gli ostacoli, anche quando questi sembrano insuperabili. La seconda è il tentativo di mettersi in comunicazione con l’Altro dentro di noi, quest’area buia e imperscrutabile densa di desideri repressi e paure, istinti dimenticati, regione dell’animalesco e del divino, in cui dimorano la pazzia e il sogno, il delirio e l’incubo. Questo è il viaggio che cercheremo di fare: verso l’Altro dentro di noi e verso l’Altro al di fuori di noi, all’opposto, lontano da noi. Questo è il viaggio che proviamo a fare ogni giorno. Aspettando cosa? La redenzione della vita dai vincoli della morte? L’incontro con l’Umano, la fine di ogni atto di umiliazione inflitto da uomo a un altro uomo? Il Niente o l’Attesa, per usare i termini ironici e beffardi di Beckett? Ma esiste forse un altro modo per immaginare l’umanità emancipata, senza dover ricorrere all’abbattimento dei muri che separano questo ‘dentro’ da questo ‘fuori’?”.