- Data di pubblicazione
- 17/02/2020
- Ultima modifica
- 18/02/2020
Calcio e Potere. Marcoré nel “Tango del calcio di rigore”
Al Valli di Reggio Emilia il 18 e 19, al Celebrazioni di Bologna dal 21 al 23 febbraio
Passione e oppressione, sogni e corruzione: c’è tutto questo in Tango del calcio di rigore, spettacolo di Giorgio Gallione, che ne firma regia e drammaturgia, in cui calcio e potere si mescolano in Sudamerica alla fine degli anni Settanta. In scena al Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia il 18 e 19 febbraio e il 21 e 22 e 23 febbraio al Teatro Il Celebrazioni di Bologna, l’opera si muove tra mito e inchiesta, raccontando l’Argentina di oltre quarant’anni fa.
25 giugno 1978, finale dei Mondiali: all’Estadio Monumental di Buenos Aires l’Argentina deve vincere a tutti i costi contro l’Olanda. Tra i tifosi un volto noto le cui aspettative non si possono in alcun modo tradire, il generale Jorge Videla, quarantaduesimo presidente del Paese, salito al potere solo due anni prima con un colpo di Stato. In altre parole, il dittatore responsabile dell’omicidio dei desaparecidos. E proprio perché il mondo dimentichi le Madri di Plaza de Mayo, il generale, nel pieno della sua popolarità, architetta quel mondiale argentino che vede seduto in tribuna, poco distante da lui, il suo amico Licio Gelli, imprenditore e faccendiere italiano, il Venerabile della loggia massonica P2 che sarebbe stato in futuro condannato per depistaggio delle indagini della strage di Bologna del 1980 e per la bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano. Il campionato ha grande successo: morti, torture e corruzione si confondono con la popolarità crescente di Videla che usa lo sport come forma di occultamento dei suoi misfatti.
A raccontare questo impasto di potere, sport e oppressione è Neri Marcoré, tra gli interpreti italiani più amati dal pubblico, che l’attore incontrerà il 19 febbraio alle 18.30 al Ridotto del Teatro Municipale. Affiancato da Ugo Dighero e Rosanna Naddeo, e dai giovani Fabrizio Costella e Alessandro Pizzuto, Marcoré veste i panni di un ex-bambino di allora che cerca di ricostruire il proprio passato di appassionato di calcio, facendo così rivivere sul palco le vicende di Alvaro Ortega, l’arbitro colombiano che commise “l’errore” di annullare un goal all’Indipendente Medellin, la squadra dei trafficanti di cocaina, o di Francisco Valdes, capitano del Cile, costretto a segnare a porta vuota dai militari di Pinochet. Tra i vari episodi si rievoca poi la “guerra del football”, combattuta nel 1969 tra Salvador e Honduras, e l’episodio del rigore più lungo della storia del calcio, di cui è stato protagonista suo malgrado l’anziano portiere dell’Estrella Polar, Gato Diaz.
Intrecciati alla drammaturgia di Gallione, che mescola commedia, tango e tragedia, ci sono due testi del giornalista e scrittore argentino Osvaldo Soriano, accompagnato da brani di Mercedes Sosa e Astor Piazzolla arrangiati da Paolo Silvestri, autore anche delle musiche originali. Scene e costumi sono invece di Guido Fiorato mentre le luci sono di Aldo Mantovani.