- Data di pubblicazione
- 27/10/2025
- Ultima modifica
- 27/10/2025
CollettivO CineticO a Bologna: il corpo che sparisce, il corpo che nasce
Il corpo come trucco, come archivio, come prova vivente che l’identità non è mai una soltanto. Su questo terreno lavora fin dalle sue origini il CollettivO CineticO, gruppo nato attorno alla coreografa e performer Francesca Pennini, che negli anni ha trasformato la scena in un laboratorio pubblico di percezione e di ruolo dello spettatore. Nelle sue creazioni il Collettivo ha declinato in varie forme, sempre sorprendenti, un’idea di teatro e di danza molto lontana dalla rappresentazione, cioè come campo di forze in cui l’identità è qualcosa che si fa, si disfa, si rinegozia davanti a tutti. A fine ottobre la compagnia torna all’Arena del Sole di Bologna con due appuntamenti: l’ultima creazione, Abracadabra (30 e 31 ottobre, nell’ambito del Focus Carne di ERT) e una speciale riedizione di uno spettacolo cult del Collettivo, <age> (2 novembre, nell’ambito di Gender Bender).
Con Abracadabra, firmato e interpretato dalla stessa Pennini, il linguaggio della conferenza performativa si mescola con quello dell’illusionismo e dell’autobiografia. Lo spettacolo si definisce come un “viaggio tra specchi e miraggi”, abitato da corpi immaginati e immagini allucinate: parole che “bruciano nella carne ed evaporano nel respiro”, scrive la compagnia. In scena, Pennini parte da un esperimento reale e radicale di sparizione di 130 giorni, e lo usa per raccontare un corpo fatto a pezzi e rimontato, “come quello delle donne divise in due nei numeri di magia”. Il lavoro mette in campo l’idea di scomparsa — fisica, mentale, identitaria — ma non la tratta come semplice trauma: la osserva come possibilità di ridefinizione, come fase di passaggio verso una rinascita. In Abracadabra l’io biografico di Francesca Pennini si incrina continuamente, si sdoppia, si nega, fino a diventare immagine proiettata nella mente di chi guarda. È lo spettatore a essere convocato come complice dell’incantesimo: “Abracadabra vive nella consistenza del pensiero di chi guarda e respira tra platea e scena. Ed è proprio al nostro pensiero che viene affidato l’incantesimo di fragilità e forza di tutto ciò che è solo immaginato” scrive la coreografa nelle sue note.
Se Abracadabra mette al centro il corpo dell’autrice, <age> – nato nel 2012 e ripreso nel tempo come progetto in costante rigenerazione mette al centro altri corpi: quelli degli adolescenti. In scena c’è un gruppo di ragazze e ragazzi tra i 15 e i 19 anni che abitano un palco-ring scandito da un gong, come in un incontro di boxe o in una sfida rituale. La struttura è definita come un “atlante”: capitolo dopo capitolo, questi giovani “esemplari umani” sono chiamati a esporsi, a raccontarsi, a rispondere in diretta a una serie di domande che toccano identità, desiderio, corpo, famiglia, gusto, paura, futuro. Nessuno di loro sa in anticipo secondo quali criteri verrà chiamato in gioco. <age> lavora infatti sulla complicata soglia dell’autodefinizione. L’adolescenza è trattata non come “età di passaggio” da fotografare dall’esterno, ma come presente assoluto che cerca le proprie parole mentre le pronuncia. Il palco diventa un luogo di autorappresentazione negoziata, dove chi guarda non è più semplice osservatore ma testimone di una dichiarazione d’esistenza. In un momento storico in cui la discussione pubblica sull’identità giovanile è spesso filtrata dagli adulti, <age> restituisce direttamente la voce a chi ha quell’età, senza didascalie e senza paternalismi.