Danzare il Venezuela con Ohad Naharin

Il 29 gennaio a Reggio Emilia

28 gennaio 2020

“Una combinazione di bellezza, energia, abilità”: così Mikhail Barishnikov ha descritto il lavoro del coreografo israeliano Ohad Naharin, superstar della danza che con il suo metodo Gaga ha girato mezzo mondo lasciando tracce di una cifra stilistica inconfondibile. Più visione del mondo e training esistenziale che mera tecnica corporea, il Gaga invita a un ascolto ipersensibile del corpo e a una mescolanza di istinto animale, esplosività, immaginazione, delicatezza, passione e senso della gravità. Nei suoi molti capolavori, tra cui Sadeh21 del 2011, visto lo scorso anno a ModenaDanza, i corpi si contorcono in una straordinaria acrobaticità poetica, la stessa che si ritrova nelle opere della Batsheva Dance Company che Naharin ha diretto per quasi trent’anni, dal 1990 al 2018, quando ha lasciato le sue funzioni di direttore ma restando coreografo residente in una compagnia che rimane il suo laboratorio di creazione e di insegnamento (sua la fondazione del Batsheva The Young Ensemble, compagnia creata per occuparsi di formazione e tutoraggio dei danzatori e della creazione di un pubblico giovane interessato alla danza in Israele)

Lo scorso anno due sue creazioni avevano concluso la Stagione di danza della Fondazione I Teatri, e adesso La Batsheva e il suo ex direttore tornano al Teatro Valli di Reggio Emilia per la prima italiana di Venezuela, spettacolo acclamato dalla critica internazionale e vincitore del Grand prize 2019 francese come migliore performance di danza (il debutto è stato a Tel Aviv nel 2017). Lo spettacolo, in programma il 29 gennaio alle 20.30, racconta un conflitto tra dialogo, corpi e culture. L’affascinante viaggio musicale, che fa riferimento a uno specifico contesto socio-culturale e politico ma creando uno spazio più ambiguo che dà la sensazione di potersi trovare ovunque, quasi in uno spazio dell’anima, propone nella prima parte canti ecclesiastici, con luci di Avi Yona Bueno (Bambi) che illuminano il palco, mentre la seconda parte introduce il rap di The Notorious B.I.G. e musica araba. Il soundtrack è di Maxim Waratt
con la consulenza musicale di Nadav Barnea. Al centro dell’opera, come sempre, la sorprendente energia che s’irradia dalla performance fisicamente estenuante che Naharin chiede ai suoi danzatori.