Eroi che cercano pace. La Trilogia d’Autunno di Ravenna Festival celebra il Seicento Barocco


Dal 15 al 19 novembre al Teatro Alighieri

12 novembre 2024

Tempo d’autunno, tempo di Trilogia al Ravenna Festival. L’ormai storica kermesse prosegue nella tradizione cominciata nel 2012 di andare oltre il suo programma estivo, coronandolo appunto con una trilogia autunnale: tre diverse opere si alternano infatti sullo stesso palcoscenico in pochi giorni, per una maratona lirica che negli anni ha già reso omaggio a compositori come Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini.

Quest’anno la trilogia s’intitola Eroi erranti in cerca di pace e celebra soprattutto il Seicento barocco. L’appuntamento è al Teatro Alighieri dal 15 al 19 novembre con due titoli che vedono protagonisti Accademia Bizantina e Ottavio Dantone, con la regia di Pier Luigi Pizzi e un recital con Jakub Józef Orliński.

Si comincia con Il ritorno di Ulisse in patria di Monteverdi (15 e 18 novembre, alle 20), che si apre col celebre lamento di Penelope. Accanto al trittico dei protagonisti umani (a Ravenna Ulisse è Mauro Borgioni, mentre Penelope e Telemaco sono rispettivamente Delphine Galou e Valerio Contaldo) figurano le divinità, ovvero il Giove di Gianluca Margheri, il Nettuno di Federico Domenico Eraldo Sacchi, la Minerva di Arianna Vendittelli e Giunone di Candida Guida.

Il secondo spettacolo è dedicato a Purcell con Didone e Enea nel giorno di Santa Cecilia (16 e 19 novembre, alle 20), ovvero con musiche da Hail! Bright Cecilia (on St. Cecilia’s Day 1692) e da Dido and Aeneas. Nel disegno di Pizzi, infatti, nel cuore dell’Ode alla patrona della musica, “germoglia” Dido and Aeneas, l’opera che Purcell compose per le giovani gentildonne di un convitto nel sobborgo londinese di Chelsea. Tra gli interpreti principali Charlotte Bowden (soprano), Delphine Galou, Candida Guida (contralti), Žiga Čopi (tenore), Mauro Borgioni (baritono) Gianluca Margheri, Federico Domenico Eraldo Sacchi (bassi).

“A ‘tenere insieme’ le opere sullo stesso palcoscenico, una sera dopo l’altra, è un dispositivo scenico comune – spiega Pier Luigi Pizzi, che cura anche scene e costumi (sono invece di Oscar Frosio le luci) – È un luogo della memoria, uno spazio culturale dove si svolgono le due azioni che, pur vivendo in una stessa architettura, debbono ognuna respirare secondo le proprie peculiarità e soprattutto secondo l’unicità della partitura e del libretto. A orientare il pubblico nel Ritorno di Ulisse si vedrà da subito il telaio di Penelope, oggetto che da solo richiama l’antefatto, le pene della lunghissima attesa. Mentre nel Dido il clima emotivo è diametralmente opposto: siamo in una scuola e al centro ci sarà la vitalità dei giovani studenti, la gioia di fare musica e la spontaneità dell’improvvisazione. Senza dimenticare che al di là di queste differenze, entrambe le opere affondano le radici nel mito: Ulisse ed Enea, reduci della guerra di Troia, sono costretti a peregrinare a lungo in terre diverse e tra gente straniera. Quel lungo percorso, le prove sostenute e le avversità danno valore alle loro conquiste e alla pace ritrovata.”

“Sono contento di affrontare Purcell, di cui ho già diretto Fairy Queen, grande genio della storia della musica, unico nel saper fondere i gusti dell’epoca in una ricchezza armonica incredibile – dice invece Ottavio Dantone – . La differenza più appariscente tra il teatro italiano e quello inglese è la presenza dell’elemento magico e incantato, del tutto estraneo, anche in futuro, al carattere dell’opera nostrana. Ma ciò non impedisce a Dido and Aeneas di possedere, come l’Ulisse di Monteverdi, le stimmate inequivocabili della modernità.”

Al centro del dittico operistico c’è poi un recital: il controtenore polacco Jakub Józef Orliński propone Beyond | Orliński (17 novembre, 15.30). L’artista, poco più che trentenne, ha già conquistato il pubblico di tutto il mondo facendo rivivere la fascinazione degli evirati cantori del passato e coniugandola con la fisicità dinamica della breakdance. Con la complicità dell’ensemble Il Pomo d’Oro, il recital include pagine di Monteverdi, ma anche di Barbara Strozzi, Giulio Caccini, Francesco Cavalli ed altri noti e meno noti compositori del periodo.

La Trilogia d’Autunno 2024 è realizzata con il sostegno del Ministero della Cultura e della Regione Emilia-Romagna e il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna; Eni è partner principale di Ravenna Festival.