Festival Aperto. Il musical di Marco D’Agostin è un Asteroide

16 ottobre 2025

Un divulgatore entra in scena per parlare di ossa, estinzioni e materia cosmica. A poco a poco, però, il suo corpo scivola in un’altra grammatica: la postura si fa danza, la voce chiama il canto, la conferenza deraglia. Con Asteroide, al Teatro Cavallerizza di Reggio Emilia (18 ottobre), Marco D’Agostin porta nel cuore del Festival Aperto un “solo” che mescola scienza e sentimento, intrattenimento e pensiero. Un musical che nasce dentro una lezione di paleontologia e la divora dall’interno. Vedremo Asteroide anche a Bologna, il 14 novembre all’Arena del Sole di Bologna, nell’ambito della Stagione ERT.

Il punto di partenza è una storia vera che ha cambiato il modo di leggere il passato: l’ipotesi dell’impatto che 66 milioni di anni fa avrebbe innescato la quinta estinzione di massa. Il paleontologo Walter Alvarez la formulò a partire dal famoso strato d’iridio di Gubbio, nella Gola del Bottaccione, incontrando a lungo lo scetticismo della comunità scientifica; solo in seguito la teoria si consolidò. D’Agostin, già Premio Ubu come Miglior performer under 35 (2018) e, con Gli anni, Premio Ubu per il miglior spettacolo di danza nel 2023 la prende come cerniera drammaturgica e la mette in risonanza con un’altra “catastrofe”, sentimentale e privata, ovvero la fine improvvisa di un amore. Asteroide diventa allora il “folle “tentativo di curarsi le ferite d’amore impiantando un musical su una storia scientifica che parla di dinosauri, spiega l’artista, raccontando come l’irruzione del canto e della danza funzioni in scena proprio come un asteroide. Interrompe l’ordine delle cose e ne apre un altro, scintillante e inatteso. 

Il protagonista parla di crateri e fossili, ma lascia filtrare frammenti di biografia attraverso frasi che “scivolano” verso la canzone. Nella seconda metà lo spettacolo accelera il suo “sprofondamento” nel linguaggio del musical senza ironie, cercandone la potenza popolare e la capacità di riformulare il dolore in forma condivisa. Senza spoiler, il finale sposta ancora lo sguardo: se l’asteroide è il racconto di una fine, Asteroide è soprattutto una storia di trasformazioni, dove la vita trova modi sempre nuovi per tornare in scena.  Lo spettacolo è quindi come un invito a guardare la nostra epoca – e le nostre biografie – con la lente larga della Terra. Se l’apocalisse è spesso un’ossessione dell’umano, D’Agostin ci ricorda che siamo figli di un “dopo” e che ogni fine contiene il seme di un’altra forma.