Il Festival Aperto di Reggio Emilia chiama musica e danza alla resistenza

09 settembre 2025

Un titolo che pesa come un macigno: la marea montante dell’osceno. Così il Festival Aperto, per la sua XVII edizione, rivendica un posizionamento nel presente e nelle sue derive. Allo spettacolo “tossico, disunito, venale e orrendo, delle brutalità belliche, delle indegnità senza vergogna, dell’arroganza dei forti, del sopruso o addirittura soppressione dei deboli e dell’odiosa indifferenza” la kermesse organizzata da I Teatri di Reggio Emilia oppone uno spettacolo diverso, “fatto di idee che criticano, artisti e persone che dialogano, vigili, consce della complessità. Nuove liberazioni, nell’80° della Liberazione”. L’appuntamento è dal 19 settembre al 22 novembre tra Teatro Municipale Valli, Teatro Ariosto, Teatro Cavallerizza e Sala Verdi, con 31 spettacoli, 60 repliche, 16 produzioni e coproduzioni, 9 prime assolute e 15 prime italiane che compongono una costellazione che incrocia musica, danza e pensiero.

La musica apre le porte e indica la rotta. Con WITHOUT BLOOD THERE IS NO CAUSE (19 settembre), oratorio “pagano” ideato da Oscar Pizzo, Fabio Cherstich e dal coro Sei Ottavi su musiche di Julius Eastman, il festival rende omaggio a una figura radicale dell’avanguardia afroamericana: voci, pianoforti, cori e gospel intrecciano spiritualità e denuncia, tra memoria e liberazione, al Teatro Cavallerizza. La sera successiva, al Teatro Municipale Valli, NNEKA Tour 2025 affida alla cantautrice nigeriana un set che mescola soul, afrobeat e reggae per dare corpo ai temi di corruzione, sfruttamento ambientale e riscatto femminile. Il 21 settembre, al Cavallerizza, l’ensemble YARN / WIRE presenta un viaggio tra scritture di Santos, McIntosh, Davachi e Mochizuki, in equilibrio tra droni, risonanze e tattilità del suono.  Venerdì 26, ancora al Cavallerizza, NOTES ON THE MEMORY OF NOTES riunisce Lorenzo Bianchi Hoesch, Fabrizio Cassol e Adèle Viret: elettronica, sax e violoncello si piegano a una scrittura fluida, tra libertà microtonale e improvvisazione.

La danza entra con passo visionario. Il 27 e 28 settembre alla Sala Grande del Valli, Chroniques di Peeping Tom — ideazione di Gabriela Carrizo — guida in un labirinto temporale iperrealista, dove corpo e spazio si deformano come in un sogno a occhi aperti. Il 3 ottobre in Sala Verdi debutta l’assoluta OUVERTURE: Fernando Strasnoy, Gaetano Palermo e Michele Petrosino mettono in moto un dispositivo performativo “in soglia”, parte del progetto “Gradus in scena”. All’interno di Festival Aperto debuttano infatti due dei quattro progetti di Gradus in scena, progetto del Reggio Parma Festival dedicato alle nuove generazioni artistiche e parte del cartellone Arcipelaghi 2025. OUVERTURE, appunto, e sul palcoscenico del Valli, Il sole s’era levato al suo colmo (9 novembre) creato da un team rumeno (Dobrovicescu, Codrea, Tuchel, Nitulescu, Budianu, Gavrila) e liberamente ispirato a Le Onde di Virginia Woolf, un lavoro che immerge integralmente lo spettatore nel suono/spazio scenico trasfigurando la consueta esperienza concertistica.

Il 4 ottobre la Dresden Frankfurt Dance Company torna ad Aperto con una serata doppia: Undertainment e Lisa, due tappe di ricerca dove William Forsythe rimette in gioco l’improvvisazione come sistema coreografico e Ioannis Mandafounis affida ai danzatori il controllo “dal vivo” della scena, con musica eseguita da Gabriele Carcano al pianoforte.  Domenica 5 ottobre la giornata è a incastro. In Sala Verdi, Hands Made di Begüm Erciyas invita a un’esperienza partecipativa al buio: tatto e contatto tra sconosciuti come grammatica dell’umanità.  Alle 18 al Cavallerizza, MAXIMA IMMORALIA di Orazio Sciortino è un’opera da camera che attinge alla letteratura dei secoli XIII–XV per un viaggio nel disinibito eros medievale. Dall’8 al 12 ottobre, al Ridotto del Valli, redrum. Attraverso lo specchio di gruppo nanou ridisegna il rito teatrale in un’esperienza immersiva site-specific tra realtà e perturbazione. Tra il 10 e l’11 ottobre invece la compagnia di Hofesh Shechter riaccende il Valli con Theatre of Dreams con energia coreografica e impatto sonoro che conducono gli spettatori in un viaggio emotivo collettivo.  Il 12 ottobre al Cavallerizza arriva poi The dog days are over 2.0 di Jan Martens: rigore e sfinimento come dispositivo scenico che interroga lo sguardo dello spettatore, in prima italiana.

La costellazione musicale si allarga anche  a nuove militanze. Il 17 ottobre all’Ariosto, IRREVERSIBLE ENTANGLEMENTS European tour intreccia infatti free jazz, spoken word e attivismo afro-futurista in una forma di rito laico. Sabato 18 invece è di scena un trittico: in Sala Verdi Bang Bang  di Manuel Roque, fenditura fisica tra controllo e fragilità; al Cavallerizza ASTEROIDE di Marco D’Agostin, duetto impossibile tra scienza e amore; alla Sala degli Specchi del Valli Hope Hunt and the Ascension into Lazarus di Oona Doherty, interpretato da Sati Veyrunes con dj set live di Luca Truffarelli, per decostruire stereotipi di mascolinità e marginalità.  Domenica 19 all’Ariosto la MM Contemporary Dance Company presenta LOS(V)ERS (prima assoluta) e WEIRDO: con i coreografi Roberto Tedesco e Enrico Morelli si attraversano il silenzio degli hikikomori e la paralisi dell’inadeguatezza.

Il 22 ottobre al Valli il trittico Glory Hall / Reconciliatio / Solo per CCN Aterballetto porta in scena tre sguardi d’autore: Diego Tortelli tra ribellione e sensualità, Angelin Preljocaj sulla riconciliazione, Crystal Pite sulla perdita e l’accettazione. Il 24 e 25 ottobre, invece, nei Sotterranei del Valli nothing deeper di Elena Rivoltini stringe gesto, luce e suono in un paesaggio interiore.  Venerdì 31 ottobre si va in Sala Verdi per I carry all the names I am given, prova aperta di Lisa Colette Bysheim, scandaglia la spettatorialità attraverso femminismo, cyberpunk e soft power.

A novembre il racconto si fa polifonico. Il 1° al Cavallerizza P.P.P. Profezia è Predire il Presente: Massimo Zamboni dedica un concerto a Pier Paolo Pasolini, mezzo secolo dopo la sua uccisione.  Il 2 in Sala Verdi Cantieri di solitudine di Emanuele Casale — per Quartetto Prometeo — mette in partitura la condizione generazionale Z e i suoi “surrogati” relazionali.  L’8 all’Ariosto This Ever Existence Flare di Rob Mazurek è un’opera sperimentale e multimediale in tre atti, un’Astropocene sonora che fonde testi fantascientifici e speculazioni filosofiche.  Il 9 invece al Cavallerizza Michel – The Animals I Am di Chiara Bersani — nell’ambito del network RING — convoca tre performer con disabilità per un atto di rappresentazione e autonomia.

Mercoledì 12, poi, nella Sala degli Specchi del Valli, El viento adentro mette in musica Sergio Lanza e Marcela Pavia sui frammenti poetici di Alejandra Pizarnik e Antonia Pozzi; lo stesso giorno al Cavallerizza Monumentum DA di Cristina Kristal Rizzo con Diana Anselmo intreccia corpo, memoria e Lingua dei Segni Italiana.

Sabato 15, doppio appuntamento: al Cavallerizza Abracadabra del Collettivo Cinetico, “esercizio di magia” ideato da Francesca Pennini; all’Ariosto BLKDOG del britannico Botis Seva e della sua Far From The Norm, dove hip hop e contemporaneo si stringono in un grido sociale e personale. Il 19 all’Ariosto My fierce ignorant step di Christos Papadopoulos fa dei ricordi sonori un inno alla vitalità collettiva, tra minimalismo e trance.  Il congedo è una festa-labirinto: al Valli, Maratona Musicale Multicentrica Maivista (22 novembre 2025, dalle 17.00 alle 23.00) accende sei ore, cinque location e quattro segmenti con dieci musicisti e quindici autori; tra i protagonisti Gottardi, Marchi, Berlanda, Manchion, Bernabini, Rossi, Bardi, Mendoza, Longobardi, Doati. Un’esperienza collettiva e imprevedibile per salutare l’edizione.