Furia e passione del Bernini. Il nuovo spettacolo di Marco Martinelli


Dal 3 al 15 dicembre al Teatro Rasi di Ravenna

28 novembre 2024

Del grande architetto, pittore, scultore barocco Gian Lorenzo Bernini si sa, dalle molte biografie ufficiali che gli sono state dedicate, che era un artista organico al sistema, l’autorità assoluta della Roma barocca, l’architetto dei papi, in un’epoca segnata dalla propaganda, e che poteva fare il bello e il cattivo tempo in una città che era – dal punto di vista artistico – interamente nelle sue mani. Ma Bernini non era solo questo. Nel suo rapporto col potere c’è qualcosa di più complesso, che avvicina la sua epoca alla nostra. Il tentativo di restituire complessità contro ogni tentativo di semplificazione anima un nuovo spettacolo del drammaturgo e regista Marco Martinelli – fondatore del Teatro delle Albe insieme a Ermanna Montanari con cui condivide l’ideazione dell’opera – che debutta in prima assoluta martedì 3 dicembre 2024 al Teatro Rasi di Ravenna dove sarà in programma fino a domenica 15. S’intitola Lettere a Bernini, è una coproduzione Albe/Ravenna Teatro e ERT/Teatro Nazionale, e la drammaturgia è appena stata pubblicata da Einaudi.

Le lettere cui si riferisce il titolo sono innanzitutto quelle che il vecchio architetto (interpretato dall’unico attore sul palco, Marco Cacciola, che recita in italiano e in napoletano) sta leggendo in un giorno d’estate dell’anno 1667, esattamente il 3 agosto. Bernini è infuriato perché continua a ricevere lettere dai cardinali, aizzati da Francesca Bresciani, intagliatrice di lapislazzuli che ha lavorato per lui nella Fabbrica di San Pietro e che ora lo accusa di non pagarle il giusto prezzo per il suo lavoro, cercando appunto appoggio nei potenti religiosi. Nell’infuriarsi con la donna Bernini evoca l’ombra dell’odiato rivale, Francesco Borromini. Ed è proprio in Borromini che risiede la genesi di questo lavoro di Martinelli: “Anni fa – spiega – Ermanna e io entrammo in San Carlino, il capolavoro di Borromini, e rimanemmo incantati, travolti, tramortiti. Da lì ho cominciato a leggere di tutto; e più entravo nella vita di Borromini, più si faceva avanti il rivale, Gianlorenzo. All’inizio tendevo ad allontanarlo, mi dava fastidio questa figura così prepotente, così protetta dai papi, il dittatore artistico della Roma del suo tempo. Non era solo un grande artista, era un imprenditore, decideva lui chi lavorava e chi no. Poi a un certo punto, grazie a Ermanna, mi sono fatto rapire anche io dalla grandezza di Bernini e il primo pensiero è stato quello di creare un dialogo fra i due”, continua l’autore e regista. Ma Bernini alla fine ha preso per sé tutta la scena, anche perché, spiega Martinelli “oltre a essere pittore, scultore, architetto era anche uomo di teatro”.

In scena vediamo un Bernini furibondo, ma quando, poi, giungerà la notizia inaspettata del suicidio di Borromini, la furia di Bernini cederà il passo alla pietas. In fondo chi può comprendere davvero la grandezza di un artista, se non il suo più grande rivale? Attraverso una drammaturgia in cui la voce monologante dell’attore e quella di Bernini si rincorrono e sovrappongono, l’opera di Martinelli evoca figure, opere, fantasmi, discorsi del passato e del presente e ci mostra così un Seicento che parla di noi, sospeso tra il secolo della Scienza nuova e l’attuale imbarbarimento, sempre più incombente.

Per approfondire la figura del grande artista, Albe/Ravenna Teatro propone anche un ciclo di tre appuntamenti: una presentazione del libro il 7 dicembre (Teatro Rasi) con Martinelli in dialogo con Mauro Bersani, consulente Einaudi; l’8 dicembre, sempre al Rasi, La commedia di Filodosso, ovvero: le fatiche della Virtù, una lettura teatrale, ad opera dell’attore/performer Gianfranco Tondini, della Philodoxeos fabula di Leon Battista Alberti con l’introduzione del docente Alberto Giorgio Cassani, mentre la mattina del 14 dicembre, nella sala Muratori della Biblioteca Classense di Ravenna, verrà presentato A questo serve il corpo. Viaggio nell’arte attraverso i corpi delle donne (Bompiani, 2023) di Roberta Scorranese che dialogherà con Marco Martinelli e con Francesca Masi, direttrice di RavennAntica.