- Data di pubblicazione
- 25/10/2024
- Ultima modifica
- 25/10/2024
Generi, corpi e desideri in scena. La XXII edizione di Gender Bender
Dal 31 ottobre al 9 novembre a Bologna
Da più di vent’anni Gender Bender porta in scena a Bologna artisti e artiste da tutto il mondo che esplorano immaginari legati ai corpi e generi attraverso l’arte, in tutte le sue forme. Alla sua XXII edizione, in programma dal 31 ottobre al 9 novembre, il festival curato da Daniele Del Pozzo e Mauro Meneghelli e prodotto da Il Cassero LGBTQIA+ Center di Bologna, apre un dialogo su generi, corpi e desideri con una selezione di grandi opere, soprattutto internazionali, spaziando tra danza, cinema, letteratura, arti visive. “Per questa edizione – dicono i curatori –abbiamo scelto di dare spazio alla resistenza dei corpi alle logiche di competizione e sfruttamento, con cui socialmente ci relazioniamo allo spazio, alla natura e tra esseri umani. Il festival propone l’esplorazione del piacere come motore primo del nostro essere corpi viventi. Sfida a rendere tridimensionali le nostre identità, non etichette funzionali alle mappe geopolitiche e ai target di mercato, ma cultura e politica collettive. Esorta a considerare il tempo dedicato alle relazioni come fattore di ricchezza anziché spreco improduttivo. Invita a cambiare postura di fronte alle evidenti ipocrisie che viviamo nel quotidiano. Desidera incontrare l’altro da noi per testimoniare come i corpi – nelle loro pluralità – segnano l’agire potente di una trasformazione, per la creazione di una nuova bellezza”.
Si parte dunque dai corpi, e quindi dalla danza, che è al centro del programma con ben otto prime nazionali in vari spazi della città. Dopo un’anteprima con Cauma Meridie della compagnia italiana Dewey Dell (26 e 27 ottobre) gli occhi saranno puntati tutti sulla nuova scena coreografica tedesca con tre debutti nazionali di artisti che lavorano in Germania. Schortcuts to familiar Places del coreografo australiano James Batchelor, un duo coreografico che fonde quattro generazioni di danza moderna, europea e australiana (2-3 novembre), Lounge della coreografa Margarida Alfeirão, che esplora in maniera ipnotica piacere e sensualità femminile tra due donne nere (1-2 novembre); Terminal Beach del coreografo Moritz Ostruschnjak (3 novembre), che esplora il potenziale del movimento con sei straordinari performer su un enorme palco che arriva a occupare la platea dell’Arena del Sole. Il coreografo presenta poi anche il solo Tanzanweisungen (It won’t be like this forever) (8-9 novembre) col danzatore Daniel Conant. Ancora prime nazionali sono quelle di Gaetano Palermo con The Garden (3-4-5 novembre), un’opera che sfida le abitudini degli spettatori, fondendo i dispositivi del cinema, della danza, del teatro e delle arti visive, e Reface di Les Idoles (dalla Francia), che esplora la trasformazione fisica e musicale con due interpreti in scena che mutano in maniera caleidoscopica forma (8-9 novembre). Corpo a corpo di Claudia Caldarano è invece una performance site-specific nello spazio espositivo di Palazzo Bentivoglio, antico edificio della famiglia gentilizia bolognese, in cui il corpo nudo della danzatrice interagisce con un monolite nero, simboleggiando una statua in cerca di equilibrio e la caducità della vita (1-2-3 novembre).
Da non perdere sono poi Onde di Simona Bertozzi, ispirato a The Waves di Virginia Woolf che combina energia giovane, movimenti individuali e azioni corali in un flusso continuo (8-9 novembre), Eat me di Giorgia Lolli, vincitrice di DNAppunti coreografici 2023, che riflette sul consumo incessante di immagini nei media e sulla sessualizzazione del corpo femminile (6-7 novembre) e Le Baccanti di Giulio Santolini e Lorenza Guerrini, ispirato all’omonimo testo di Euripide, un progetto speciale per donne over 65 (5 novembre). Chiude la sezione danza il workshop Poetry of difference con Vera Rosner, artista e performer viennese (6 novembre).
Tante le prime anche per la sezione cinema, che offre anche un interessante sguardo sul conflitto in medio oriente con l’appuntamento con From Ground Zero, film collettivo palestinese selezionato per la corsa all’Oscar (4 novembre) e La Belle de Gaza, della francese Yolande Zauberman. Per la sezione incontri segnaliamo tra gli ospiti Walter Siti, che presenta il suo nuovo libro C’era una volta il corpo (Feltrinelli), Tommaso Giartosio con Autobiogrammatica, finalista al Premio Strega 2024 (Minimum Fax). In programma anche una mostra, Resilienza Trans, di Jul Maroh, artista transgender e queer, multidisciplinare e transfemminista, autore della grafic novel Il blu è un colore caldo, da cui fu tratto il film La Vita di Adele, vincitore nel 2013 della Palma d’oro a Cannes. La mostra inaugura il 31 ottobre al Das e resta aperta per tutta la durata del festival.