- Data di pubblicazione
- 12/03/2025
- Ultima modifica
- 12/03/2025
“La Ferocia” di Nicola Lagioia in scena
Il 13 e 14 marzo all'Aighieri di Ravenna
Lo scorso dicembre si è aggiudicato ben quattro Premi Ubu, ma il dato ancora più interessante, se si considera il sistema teatrale italiano che ha ridotto ai minimi termini la circuitazione delle opere, è l’intensissima tournée che ormai da due stagioni vede La ferocia, spettacolo che la compagnia VicoQuarto Mazzini ha tratto dall’omonimo romanzo di Nicola Lagioia (Einaudi 2014), protagonista di decine di cartelloni in tutta Italia, compreso il Teatro Alighieri di Ravenna dove lo si vedrà il 13 e 14 marzo. Complice certamente la notorietà e il valore del romanzo, che nel 2015 vinse lo Strega e il Mondello, ma anche un adattamento (a firma di Linda Dalisi) che valorizza l’intrinseco potenziale teatrale del testo romanzesco con intelligenti trovate drammaturgiche, e un cast straordinario capitanato da Leonardo Capuano e Francesca Mazza, entrambi insigniti dell’Ubu come migliori interpreti della passata stagione. A dare corpo all’inquietante, e quanto mai realistico microcosmo della Ferocia ci sono poi scene e luci firmate rispettivamente da Daniele Spanò e Giulia Pastore (tra le più talentuose light designer italiane, e vincitrice dell’Ubu 2024 in questa categoria).
A mettere insieme tutti questi elementi con grande intuito e intelligenza registica sono stati Michele Altamura e Gabriele Paolocà, fondatori di VicoQuartoMazzini, compagnia che da anni attraversa scritture originali e rivisitazioni di grandi classici del teatro e della letteratura, provando a raccontare grandi storie del nostro tempo attraverso le infinite possibilità dell’arte scenica e performativa. “Nel pensare la regia dello spettacolo – spiegano i due registi e attori – abbiamo scelto di mettere al centro, nella sua assordante assenza, il corpo di Clara, chiuso nello sguardo di tutti quelli che hanno creduto di poterlo possedere. Intorno, l’abissale e cruenta vanità del potere rappresentata dagli altri membri della famiglia e da tutti coloro che sono coinvolti nei loro affari. A fare da contraltare un figliastro tornato come un Oreste contemporaneo a gridare vendetta e un giornalista ossessionato da una frenetica fame di verità e da un amore sconfinato per la terra in cui è nato”.
Quella narrata dall’autore barese è una tragedia contemporanea particolare e universale al contempo, con cui la compagnia sceglie di confrontarsi per raccontare il Sud “non come un’eccezione ma come una regola”, spiegano ancora Altamura e Paolocà. “La ferocia” è infatti il racconto delle vicende dei Salvemini, divenuti un’influente famiglia di costruttori pugliesi grazie a Vittorio che, poco più che trentenne, decide di trasferirsi a Bari con grandi aspirazioni. Così, dagli anni ‘70 ottiene una serie di successi professionali che lo portano a essere proprietario di cantieri edili non soltanto in città, ma anche in altre capitali del mondo. Le sue sicurezze verranno tuttavia messe a dura prova quando sua figlia Clara verrà trovata senza vita, nuda e ricoperta di sangue sulla provinciale che collega Bari a Taranto. Una morte che in qualche modo riguarda Salvemini, e ne metterà alla prova il cinismo oltre ogni misura possibile.