Il lago dei cigni di Angelin Preljocaj: un classico che guarda il presente

15 ottobre 2025

A Bologna arriva una versione di Il lago dei cigni che sceglie di parlare al nostro tempo senza perdere il respiro del mito. Firmata da Angelin Preljocaj e nata nel 2020, la rilettura del capolavoro di Pëtr Il’ič Čajkovskij (coreografie storiche di Marius Petipa e Lev Ivanov) approda per la prima volta in città al Comunale Nouveau (18 ottobre, ore 20.30 e 19 ottobre, ore 16.30). In scena i danzatori del Ballet Preljocaj intrecciano la partitura originale con arrangiamenti contemporanei del collettivo 79D, mentre le immagini video di Boris Labbé, le luci di Éric Soyer e i costumi di Igor Chapurin spostano il baricentro del racconto verso una sensibilità visiva dichiaratamente attuale.

Il nucleo resta la favola nera dell’amore e del sortilegio, ma lo sguardo cambia. Preljocaj lega la leggenda della donna-cigno a questioni che ci riguardano ora – la crisi climatica e ambientale e il destino del pianeta – mettendo mano ai rapporti familiari come leve drammaturgiche. “Ho mantenuto la storia d’amore e il racconto ammaliante di una giovane donna che viene trasformata in cigno. Il cambiamento più significativo riguarda il ruolo dei genitori, che nella mia versione diventano molto importanti – spiega il coreografo. Danzano spesso perché influenzano le relazioni dei protagonisti. Il padre di Siegfried è un tiranno che abusa del suo potere. La madre è piuttosto protettiva, ricorda un po’ una figura proustiana. Ho anche mantenuto il personaggio di Rothbart, rendendolo molto ambiguo: rappresenta gli uomini d’affari e gli industriali le cui attività possono essere molto dannose per le nostre società”. In questa chiave l’artista, uno dei principali coreografi della scena internazionale, aggiorna il pericolo dal soprannaturale al politico-sociale attuale, senza rinunciare alla poesia del balletto.

La trama, scolpita in due atti e quattro quadri fin dal debutto moscovita del 1877, resta quella: durante la festa di compleanno, al principe Sigfrido viene imposto di scegliere una sposa. La caccia lo porta all’incontro con Odette, regina condannata a trasformarsi in cigno. L’inganno di Rothbart – che maschera la figlia Odile con le sembianze di Odette – precipita gli eventi fino al finale sullo stagno, dove l’amore, nel sacrificio, spezza l’incantesimo. Preljocaj lavora dentro questo canovaccio sul peso del potere, sulla manipolazione delle immagini e sul rapporto fragile fra umano e natura: le partiture sonore di Čajkovskij (con inserzioni da altre sue pagine) e i trattamenti elettronici di 79D accentano i passaggi emotivi, i video di Labbé scavano nel paesaggio come memoria in movimento.

A guidare la compagnia nei ruoli principali sono Mirea Delogu (Odette/Odile), Leonardo Cremaschi (principe Siegfried), Elliot Bussinet (Rothbart), Agathe Peluso (la madre) e Erwan Jean-Pouvreau (il padre di Siegfried). Con loro, un ensemble numeroso che dà corpo alla coralità del progetto: Teresa Abreu, Lucile Boulay, Araceli Caro Regalon, Alice Comelli, Lucia Deville, Chloé Fagot, Eva Gregoire, Afonso Gouveia, Florette Jager, Arturo Lamolda, Laurent Le Gall, Théa Martin, Zoë McNeil, Ygraine Miller-Zahnke, Max Pelillo, Ayla Pidoux, Romain Renaud, Mireia Reyes Valenciano, Redi Shtylla, Owen Steutelings, Micol Taiana.

La tappa bolognese cade nell’anno del quarantennale del Ballet Preljocaj (fondato ad Aix-en-Provence nel 1985), compagnia che oggi totalizza circa 120 recite a stagione in Francia e all’estero e un catalogo di 61 creazioni firmate da Angelin Preljocaj, dagli assoli a lavori di ampia formazione. Una storia che spiega la solidità di un linguaggio capace di attraversare i classici senza scorciatoie, facendo dialogare repertorio e presente.