Le città invisibili. La XXXIV edizione di Ravenna Festival omaggia Calvino

Dal 7 giugno al 23 luglio, con anteprime dal 27 maggio al 4 giugno  

09 maggio 2023

È l’anno di Italo Calvino. Nel centenario della nascita di uno dei più grandi scrittori italiani del secolo scorso, Ravenna Festival s’ispira alla sua straordinaria immaginazione e in particolare alle indimenticabili città invisibili, città-chimera cui ha dato vita, habitat di fantasmi, sogni, desideri e memorie ben più che luoghi fisici, per disegnare una XXXIV edizione della kermesse che riflette proprio sulla duplice natura dell’organismo “città”: “al tempo stesso emblema della comunità umana – crocevia di culture, spazio di scambio e confronto, snodo di infinite narrazioni e conversazioni – e immagine della crisi di quella stessa comunità dove l’individuo sbiadisce nella massa e il progresso raggiunge il suo parossismo consumistico e globalizzante” spiegano gli organizzatori. Un felice pretesto, insomma, per un festival molto legato all’identità assai composita di Ravenna, crocevia di idee e di culture, presentato oggi in una ricchissima e multiforme conferenza di apertura in un gremito Teatro Alighieri.

In un programma che si dipana fino al 23 luglio, Ravenna Festival coinvolge oltre mille artisti e artiste in un multiforme e plurilinguistico racconto, per un totale di circa cento appuntamenti. Dopo alcune anteprime, tra le quali Acarnesi Stop the War!, “rimessa in vita” di Aristofane a opera di Marco Martinelli nell’ambito della collaborazione fra Festival e Parco Archeologico di Pompei (3 giugno Teatro Alighieri), si parte il 7 e 8 giugno con una doppia inaugurazione che vede protagoniste rispettivamente la grandissima Laurie Anderson, pioniera newyorchese dell’elettronica e Martha Argerich, che torna a Ravenna con il fuoriclasse del violoncello Mischa Maisky, in programma sonate di Beethoven, Debussy e Chopin. Tra le altre proposte internazionali e di scambio culturale si ascolterà poi Folk Songs di Luciano Berio affidato all’Icarus vs Muzak Ensemble nel ventennale della scomparsa del compositore,  il capolavoro  di Frank Zappa The Yellow Shark proposto dal PMCE – Parco della Musica Contemporary Ensemble, direzione di Tonino Battista. Nel solco degli scambi fra indie rock e sinfonica, la band di culto Fast Animals and Slow Kids è per la prima volta in veste orchestrale con La Corelli diretta da Carmelo Emanuele Patti; al Pavaglione di Lugo anche il concerto del chitarrista Mike Stern, capace di spaziare dal jazz classico alla fusion. A Palazzo S. Giacomo di Russi l’Orchestra Notturna Clandestina di Enrico Melozzi, con Niccolò Fabi e Giovanni Sollima fra gli ospiti, e Fatoumata Diawara, che sposa la tradizione dell’Africa occidentale a blues e jazz. Arriva invece dalla Norvegia il pop eccentrico e sognante di Aurora. La vocazione narrativa di Cervia-Milano Marittima si conferma con le letture di Sergio Rubini da Le città invisibili, la dedica a Grazia Deledda e La Milonga del futbol di Federico Buffa.

Molte sono anche le riflessioni sul concetto di città intesa come incubatrice di orrori: su Hiroshima e Auschwitz si soffermano i brani di Penderecki e Górecki in programma per il concerto della Sinfonia Varsovia con l’Orchestra Cherubini; mentre la prima italiana della Doctor Atomic Symphony di John Adams è affidata alla Filarmonica Toscanini diretta da Kristjan Järvi (nella stessa serata, Stefano Bollani dialoga con l’orchestra per il suo Concerto azzurro). Il racconto nucleare continua con Little Boy di Roberto Mercadini. A futura memoria con Valentina Lodovini è dedicato invece alla giornalista russa Anna Politkovskaja, assassinata nel 2006, e Ginevra Di Marco e Gaia Nanni raccontano di “Donne guerriere”. Se Gli angeli dello sterminio di Giovanni Testori, letto da Sandro Lombardi, narra l’Apocalisse a Milano, la distopica Metropolis di Fritz Lang ha la colonna sonora live di Edison Studio. Il connubio fra musica e cinema si ripropone per Il grande dittatore di Chaplin, con musiche dal vivo restaurate e dirette da Timothy Brock sul podio della Toscanini in prima assoluta. Il fil rouge del totalitarismo continua con la prima de Gli occhiali di Šostakovič di Valerio Cappelli, in scena Moni Ovadia. Se Marat/Sade di Nerval Teatro oppone utopia rivoluzionaria e dissacrante anarchia, Due Regine di Elena Bucci e Chiara Muti propone l’eterno duello fra Mary Stuart ed Elizabeth Tudor. Odradek di Menoventi riflette sul consumismo e il dominio degli oggetti, mentre Gaia di ErosAntEros si concentra sulla catastrofe ambientale e la Classica Orchestra Afrobeat si circonda delle sculture di riciclo della Mutoid Waste Company. La conciliazione fra spettacolo e natura si ripropone nel Concerto trekking, quest’anno a Riolo Terme per una sfida fra country music e folk romagnolo.

Dopo Argerich la programmazione nel solco della tradizione concertistica prosegue con Anne-Sophie Mutter alla guida dei Mutter’s Virtuosi per pagine di Bach, la prima italiana di Nonet di Previn e i concerti di Veracini e del “Mozart nero” Joseph Bologne. La linea dell’archetto è impreziosita da Leōnidas Kavakos, con le Sonate e Partite di Bach a Sant’Apollinare in Classe e un concerto con l’Orchestra Cherubini diretta da Hossein Pishkar. La violinista Elicia Silverstein, vincitrice del Best Newcomer Award del BBC Music Magazine nel 2020, propone poi un percorso dal barocco a Berio. Il primo violoncello dei Wiener Támas Varga accompagna invece Riccardo Muti e la Cherubini nel concerto su pagine di Rota, De Falla e Ravel, mentre per Le vie dell’Amicizia, il programma include Gluck, Verdi e Brahms. Anche la sinfonica visita una città invisibile – quella di Kitež che ispirò Rimskij-Korsakov; il Preludio dell’opera apre il concerto con la Cherubini diretta da Julian Rachlin (la serata si completa con Čajkovskij e Beethoven con Yefim Bronfman al pianoforte). Donato Renzetti dirige l’Orchestra e i solisti dell’Accademia del Teatro alla Scala nella dedica ai 150 anni dalla morte di Angelo Mariani, a cui Ravenna diede i natali. Tra i programmi da camera, quelli del Signum Saxophone Quartet e del Trio Contro-Do.

Sulle ali della memoria si viaggia con i Tallis Scholars, che festeggiano 50 anni dalla fondazione, e il Tenebrae Choir, che accosta Bach al compositore contemporaneo James MacMillan. Due nuove sacre rappresentazioni a San VitaleInterrogatorio a Maria di Testori per la prima volta in veste musicale nella scrittura di Roberto Solci, con il mezzosoprano Daniela Pini, il Coro Ecce Novum e l’Ensemble Tempo Primo. Il Coro e l’Ensemble sono coinvolti anche nel secondo titolo che debutta a San Vitale, Stabant Matres di Paolo Marzocchi su libretto di Guido Barbieri. In prima italiana Fiori musicali dal barocco ebraico proposto dall’Ensemble Salomone Rossi, coinvolto – come i King’s Singers e cori del territorio – nelle liturgie In templo Domini. A Classis, museo della città e del territorio, il ciclo di concerti Qualunque melodia più dolce suona con le formazioni da camera dell’Orchestra Cherubini e dell’Orchestra La Corelli.

Ampio spazio come sempre è riservato a danza e teatro, con la prima italiana di WE, the EYES, racconto post-pandemico di Emio Greco e Pieter C. Scholten per la loro compagnia ICK Dans Amsterdam, con il gala Les étoiles (tra le star Eleonora Abbagnato Sergio Bernal) e con la Soirée Rachmaninov con Beatrice Rana che si alterna al pianoforte con Massimo Spada. Nella Basilica di San Vitale, la danza incontra poi la dimensione corale e religiosa con La nuova Abitudine di Societas – Claudia Castellucci. Tra gli appuntamenti teatrali, oltre a quelli già citati, c’è il Grande Teatro di Lido Adriano e la prima di Mantiq At-Tayr dall’omonimo poema persiano; Don Chisciotte del Teatro delle Albe a Palazzo Malagola. La dedica a Testori nel centenario della nascita include il riallestimento de I Promessi sposi alla prova, storico spettacolo del Teatro Franco Parenti di Milano. Il fil rouge letterario continua con Se resistere dipende dal cuore, che Elena Bucci e Luigi Ceccarelli dedicano alla poetessa Amelia Rosselli.