Lettere ai padri. Tornano in scena gli Eredi Eretici di Billi

Dal 3 al 6 settembre nel cortile del Carcere del Pratello

29 luglio 2019

Da un ripido piano inclinato segnato da meridiane di ferro, costruito dall’architetto Gazmend Llanaj con un bel gruppo di ragazzi dell’Istituto Penale Minorile di Bologna in un percorso formativo per l’inclusione socio-lavorativa dei giovani, si alzano verso un altrove lontano una serie di voci di figli rivolte a padri silenti. Sono gli Eredi Eretici della Compagnia del Pratello diretta da Paolo Billi, che da oltre diciotto anni lavora con progetti di teatro-carcere. Dopo il debutto di gennaio all’Arena del Sole, infatti, la compagnia formata da minori e giovani adulti detenuti nel minorile di Bologna, ritorna in scena, stavolta nel cortile dell’Istituto, dal 3 al 6 settembre. Data la particolarità del luogo, l’ingresso del pubblico è subordinato al permesso dell’Autorità Giudiziaria Competente, perciò per poter partecipare occorre inviare, entro il 10 agosto, la copia di un documento di identità a teatrodelpratello@gmail.com e attendere conferma dell’avvenuta autorizzazione.

Protagonisti di questa nuova edizione sono Andrea, Karim, Manuel, Ralph e altri ragazzi dell’istituto, con le giovani attrici di Botteghe Molière, Susanna Accornero, Noemi Giannerini, Marta Orrù, Maddalena Pasini e Viviana Venga. Sono loro a comporre il coro degli Eredi Eretici soli e smarriti, di quei figli che da un pavimento di antiche mattonelle, dove sono sospesi una serie di microfoni illuminati dall’alto, raccontano la fatica dei rapporti con padri lontani, che li hanno rifiutati e abbandonati, e provano a parlare con figure assenti che non rispondono mai, che non lasciano alcuna eredità a cui aggrapparsi, ma solo “levigate chine”, come spiega Paolo Billi. Le loro voci si alzano per invocare aiuto, per implorare ascolto, ma anche per promettere, con lo slancio del cuore di chi ancora crede nel futuro, possibilità diverse a venire, un tempo che ancora può aggiustare tutto. I testi mescolano scritture diverse sul tema “padri e figli” nate lo scorso anno tra gli istituti penali di Bologna, Reggio Emilia e Pontremoli, e alcune lettere di figli illustri come Mozart, Leopardi, Marx e Kakfa, che il regista e drammaturgo dello spettacolo ha composto in una scrittura originale e corale. A curare i movimenti coreografici e l’aiuto regia è stato invece Elvio Pereira De Assunçao, mentre le scene sono firmate da Irene Ferrari e le luci da Flavio Bertozzi.

Il progetto si inserisce in Stanze di Teatro Carcere 2019 del Coordinamento Teatro Carcere Emilia-Romagna e le sue attività sono sostenute dalla Regione Emilia-Romagna, dal Centro Giustizia Minorile Emilia-Romagna e Marche e dal Comune di Bologna nell’ambito di Be-Here 2019, con il contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.