Nelle crepe del presente. La terza edizione di Supernova
Dal 30 aprile al 4 maggio a Rimini
Il suo Estado Vegetal, presentato alla Biennale Teatro di Venezia nel 2019, era stato accolto dalla platea italiana con un misto di curiosità e stupore. Lo spettacolo della regista cilena Manuela Infante, una delle più importanti figure della scena contemporanea internazionale, portava in scena il punto di vista delle piante con un linguaggio sorprendente. Stavolta il cambio di prospettiva riguarda i pipistrelli, protagonisti di Vampyr, nuovissimo spettacolo di Infante che il 30 aprile arriva al Teatro Galli di Rimini in prima europea. L’occasione è data da Supernova, rassegna di arti performative (realizzata in collaborazione con l’Associazione Santarcangelo dei Teatri e il Comune di Rimini, con il sostegno della Regione Emilia-Romagna) curata da Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande (Motus) con Paola Granato, che a questo spettacolo affida proprio l’apertura della sua terza edizione, come un invito a rovesciare lo sguardo, a decentrarlo, a vedere nell’oscurità ciò che la luce spesso nasconde.
Al centro della scena c’è la figura del vampiro non come creatura gotica e romantica, ma come metafora inquietante e provocatoria di un sistema di sfruttamento diffuso e radicato. Un essere che “succhia” il tempo e le energie dei lavoratori, un simbolo dell’alienazione contemporanea, che Infante rielabora in chiave sudamericana, riconnettendolo al pipistrello ematofago cileno, minacciato dalle turbine eoliche e testimone silenzioso delle contraddizioni del cosiddetto “sviluppo sostenibile”. Un attacco frontale alle narrazioni neocoloniali, verdi solo in apparenza, che alimentano nuove forme di predazione travestite da progresso. Ed è proprio il pipistrello – animale notturno, ambiguo e scomodo – il simbolo scelto quest’anno da Supernova per indicare la direzione poetica e politica del festival. L’oscurità come condizione necessaria per fare luce sul presente, per dare forma alle domande, ai disordini, alle inquietudini che abitano il nostro tempo.
La rassegna si svolge dal 30 aprile al 4 maggio, affondando il pensiero nella dimensione del weird and eerie cara al filosofo Mark Fisher, per esplorare le crepe del contemporaneo attraverso le arti performative. Il programma, che si snoda tra l’Arena Francesca da Rimini, il Teatro Galli (in ogni suo spazio, inclusa l’Area Archeologica), il Museo della Città, il Teatro degli Atti, l’ex Cinema Astoria, fino a Casa Madiba, è una mappa dinamica che invita a perdersi, a entrare in contatto con il perturbante, a lasciarsi attraversare dal dubbio.
Accanto a Vampyr, la prima giornata del festival offre altre incursioni nel tempo e nella percezione. Est Roman Coulon propone À la Recherche du temps perdu, un’intima performance per una persona alla volta in cui il tempo si dilata nella copia a mano dell’opera di Proust. Paola Stella Minni e Konstantinos Rizos portano invece Mords Toujours!, un’indagine sulla figura del veggente, tra coreografia, ritualità e linguaggio multisensoriale. Il 1° maggio diventa poi un momento di festa condivisa: una giornata al Museo della Città in cui il pubblico può attraversare l’archivio vivente di Motus con Future in the past, partecipare a performance come Tarots of Algorithms di Mara Oscar Cassiani, Down to Under di Despina Sanida Crezia, e la prima europea di REVELATIONS OF DIVINE LOVE del collettivo italo-asiatico VVXXII/MEUKO!MEUKO!/CITYOFBROKENDOLLS. A chiudere, Multitudo di _2alaska, un viaggio sonoro e performativo nei territori della vulnerabilità.
Il 2 maggio è il giorno delle storie personali che si fanno universali. In Tirannosauro, Filippo Quezel affronta le eredità familiari e le fratture della tossicodipendenza. Giulia Scotti, in Quello che non c’è, scandaglia i silenzi e i vuoti della memoria affettiva. Mentre la Schoß Company con Personne ne ramasse ma langue trasforma il corpo in linguaggio poetico e politico, scardinando i codici della rappresentazione.
Il 3 maggio, l’ex Cinema Astoria ospita una giornata dedicata alla dimensione cinematografica dell’orrore. Dal talk Scream, Dream, Perform, fino alla lecture-performance Grindhouse di Teodora Grano, si esplora come l’horror reagisca al presente e ne sveli le paure più profonde.
Darkness Pic-nic del collettivo DOM-, performance notturna e nomade, invita il pubblico a un momento di sospensione collettiva, mentre il film Peaches goes bananas di Marie Losier regala uno sguardo intimo sulla scena queer internazionale. Infine, Creepypasta e internet legends della buonanotte di Cassiani chiude la giornata riportando in vita le leggende digitali nelle voci delle matriarche romagnole.
Il 4 maggio Supernova si congeda con due eventi carichi di intensità politica e poetica. Daemon di Motus, performance site-specific con Mary Shelley/Alexia Sarantopoulou e la creatura/Enrico Casagrande, preludio al secondo movimento (filmico) su Frankenstein che debutterà nell’autunno 2025 a RomaEuropa Festival. Una riflessione potente sulla trasformazione dell’amore in odio, sul corto circuito tra empatia e violenza. A Casa Madiba va in scena invece The Bridge del danzatore palestinese Ahmed Kullab, opera che racconta – tra danza e teatro – la vita sotto occupazione. Un atto di denuncia, ma anche di resistenza attraverso l’arte. A precedere la performance, un workshop gratuito di dabke, danza tradizionale palestinese, per rinnovare il senso di comunità e partecipazione. A chiudere tutto l’imperdibile Supernova Closing Night Party.
Allegati
- Data di pubblicazione
- 18/04/2025
- Ultima modifica
- 18/04/2025