- Data di pubblicazione
- 14/02/2024
- Ultima modifica
- 14/02/2024
Rhapsody in Blue. Aterballetto danza un Gershwin universale
Debutta il 17 febbraio al Teatro Regio di Parma, poi in tournée in Italia e Europa
“Rhapsody in blue è un giocattolo fantastico per un coreografo, per un creativo”, parola di due artisti della danza che alla celeberrima composizione di George Gershwin hanno appena dedicato un lavoro con ben sedici danzatori e danzatrici della Compagnia Aterballetto, prodotto da Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto in co-produzione con Fondazione Teatro Regio di Parma. Ballerina basca lei, con una carriera alle spalle costellata di collaborazioni con leggende del ventesimo secolo come William Forsythe, Jiri Kylián, Nacho Duato, Mats Ek, Ohad Naharin, Wayne McGregor e Crystal Pite, e danzatore e coreografo italiano lui, noto per le sue originali nozioni di lavoro coreografico costruite interamente in studio con i ballerini, Iratxe Ansa e Igor Bacovich sono due creatori che dal 2013 girano il mondo assieme, realizzando coreografie per prestigiosi gruppi di ballerini e grandi istituzioni. Sono loro a firmare per Aterballetto la nuova produzione sulle note del compositore statunitense, in debutto al Teatro Regio di Parma il 17 febbraio, dove l’opera – di cui vi abbiamo parlato diffusamente anche nel podcast Dance Land di febbraio – è presentata in trittico con altre due coreografie (di repertorio): Yeled di Eyal Dadon e Secus di Ohad Naharin.
“Essendo così potente, così allegra, così frizzante – spiegano i due creatori a proposito della composizione di Gershwin – è percorsa da varianti di forma costanti, e sembra di attraversare una foresta incantata: nel giro di pochi passi, di pochi minuti, incontri un essere magico, un cielo irreale che cambia di colore sopra di te… ci si muove in questo mondo fantastico, dove la rapsodia regala uno spazio sonoro dove tutto è possibile, dove da ogni angolo fanno capolino elementi sempre nuovi e tu sei continuamente sorpreso. I corpi reagiscono ad input concitati e sempre diversi. Abbiamo giocato con tutto questo, chiudendo gli occhi e sognando nuovi mondi ogni volta che entravamo in contatto con un nuovo tema”. È insomma la rapsodia stessa a dettare la trama del lavoro coreografico, i cambi energici, le modulazioni elettriche con cui giocare, ma a partire da qui Ansa e Bacovich hanno costruito un’opera che va oltre il suo contesto culturale d’origine e supera la contingenza storica e geografica per far emergere il suo carattere universale.
“L’idea iniziale di questo lavoro – dicono ancora i creatori – era di giocare con la rapsodia di Gershwin, poterla riscrivere attraverso un altro immaginario. In Rhapsody in blue la cosa interessante non è solo portare il nostro sguardo, fatto della nostra esperienza, del confronto internazionale e dello stile maturato negli anni, ma soprattutto regalare al pubblico una visione più universale, meno legata al contesto Newyorkese o allo spirito di quell’epoca. Abbiamo cercato di trasportare, di rivedere Gershwin a livello storico, cercando di de-contestualizzarlo per potenziare ancora di più l’universalità del suo capolavoro. Chiudere gli occhi, sentire cosa vuole dirci quella musica, e rappresentarla attraverso l’oggi, attraverso la nostra poetica, esprimerla con il nostro approccio al movimento e al corpo scenico”. Con scene e costumi di Fabio Cherstich e le luci di Eric Soyer, lo spettacolo è un inno alla potenza di un’opera e ai sentimenti che ispirano i suoi repentini mutamenti.
Dopo il debutto a Parma, lo spettacolo approderà nei teatri italiani ed europei, a partire da Reggio Emilia (22-23 febbraio, Fonderia), San Sebastian, Spagna (10 marzo, Teatro Victoria Eugenia), Modena (16 aprile, Teatro Comunale Pavarotti Freni).