Il Teatro dell’Argine porta in scena la vita di Sandro Pertini

Dal 6 al 17 ottobre all’ITC Teatro di San Lazzaro

05 ottobre 2021

Partigiano, politico e giornalista, Sandro Pertini è stato una figura centrale nel 900, settimo Presidente della Repubblica italiana, sempre in prima linea per difendere giustizia sociale e libertà, valori fondamentali e inscindibili. A questa icona del secolo scorso il Teatro dell’Argine dedica Sandro, una biografia teatrale che inaugura la nuova stagione dell’ITC Teatro di San Lazzaro, dal 6 al 10 e dal 13 al 17 ottobre. In scena ci sarà Andrea Santonastaso, mentre a firmare il testo è Christian Poli, con la regia di Nicola Bonazzi (autore anche di inserti drammaturgici). Si ricompone così la triade che aveva già realizzato uno spettacolo dedicato ad Andrea Pazienza, e che torna dunque a raccontare una biografia esemplare a cavallo tra anni Settanta e Ottanta, due decenni con le cui vicende sociali e politiche è impossibile non confrontarsi se si vuole leggere il presente in prospettiva.

Sono tantissime le immagini, fotografiche e televisive, che raccontano di Sandro Pertini e che sono rimaste nell’immaginario collettivo. Impossibile non ricordarlo, per esempio, esultante al Bernabéu di Madrid per la vittoria italiana ai mondiali di calcio del 1982, o mentre omaggia il feretro di Enrico Berlinguer, o ancora mentre esprime tutta la sua rabbia e il dolore per la strage alla stazione di Bologna. “In quegli avvenimenti – spiegano gli autori dello spettacolo – Pertini c’era, naturalmente nel suo ruolo istituzionale. Ma c’era anche con la sua carica di umanità, con la sua storia che veniva da lontano, dalla guerra partigiana e dalla prigionia sotto il fascismo. Era una figura che gli italiani sentivano vicina; divenne una sorta di “nonno” per i bambini e di icona pop: gli vennero dedicati fumetti e canzoni (chi non ricorda il “partigiano come presidente” di una nota canzone di Toto Cutugno?). Nella sua figura, come mai prima di allora e come mai sarebbe successo dopo, un’intera nazione si riconosceva e riconosceva i valori “puliti” della politica, o ciò che la politica dovrebbe rappresentare nella sua accezione più alta: solidarietà, vicinanza, attenzione alle persone”.

Raccontare la storia di Pertini significa dunque fare i conti con il Novecento e fare un punto su noi stessi e sul senso che attribuiamo oggi alla politica, ovvero, “sull’idea che possa esistere una politica in grado di segnare la linea di un’etica civile e solidale, e farsi guida di una società, se non pacificata, capace almeno di dialogare al proprio interno per ritrovare le ragioni di una convivenza più conciliante e aperta”. Se ne parlerà anche sabato 9 e sabato 16 negli incontri con la compagnia dopo lo spettacolo.