Un ballo in maschera” di Verdi

Al Valli di Reggio Emilia il 17 e il 19 mazo

02 marzo 2023

“Il più melodrammatico dei melodrammi”. Così Gabriele D’Annunzio ha definito Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi, opera carica d’inventiva musicale arrivata al debutto nel 1859 dopo una interminabile serie di ostacoli, censure e traversie legali. Scritto dall’avvocato e scrittore Antonio Somma, conosciuto a Venezia all’epoca del debutto della Traviata, il libretto è tratto dal dramma Gustave III di Eugène Scribe che racconta dell’omicidio di Gustavo III di Svezia, sovrano illuminato ucciso nel 1792 da un rappresentante dell’aristocrazia tradizionalista, intrecciando il tema amoroso a quello politico. Prima dell’effettivo debutto romano, che pure subì in parte la censura pontificia (soprattutto per l’ambientazione, spostata infatti fuori dall’Europa, a Boston), Un ballo in maschera doveva infatti essere rappresentato al San Carlo di Napoli, ma la censura borbonica rifiutò il soggetto perché in clima risorgimentale la storia di un marito che uccide il presunto rivale, ovvero il re di Svezia, fu considerata troppo oltraggiosa. Con questo titolo, il 3 e il 5 marzo (ore 20 e 15.30) il Teatro Comunale di Modena chiude la sua stagione lirica. Il capolavoro di Giuseppe Verdi si vedrà in una nuova coproduzione realizzata con I Teatri di Reggio Emilia, dove l’opera andrà in scena il 17 e 19 marzo, e riprende un allestimento fra i più apprezzati che il Teatro Regio di Parma abbia dedicato al compositore. Lo spettacolo, infatti, è curato nella parte visiva dal regista veneziano Massimo Gasparon che nel 2013 si era ispirato a scene e costumi della storica produzione di Pier Luigi Samaritani del 1989. “Potremmo definire questa una ripresa con alcuni nuovi elementi scenografici e drammaturgici, un’occasione importante per ritrovare la modernità attraverso lo stile e la tradizione, dove il nuovo deve nascere dal nucleo classico della tradizione melodrammatica. L’approccio scenografico di tipo ottocentesco prevede grandi scene dipinte organizzate attraverso vari fondali a forte scorcio prospettico. Rispettando tutto l’apparato visivo di Samaritani, al fine di rendere lo spettacolo più coerente e fluido, anche nei cambi scena, è stato deciso di sostituire la scena del secondo atto, l’orrido campo, con una completamente nuova e di mia ideazione. Un omaggio allo stile dello spettacolo, con l’idea di rendere più forte la componente pittorica rispetto al costruito.” La parte musicale dello spettacolo è affidata a Alessandro D’Agostini, che sale sul podio della Filarmonica di Parma, mentre in palcoscenico si ascolteranno il Coro Lirico di Modena preparato da Giulia Manicardi e le Voci bianche del Teatro Comunale di Modena preparate da Paolo Gattolin. “I personaggi vivono nella loro interiorità più che nell’azione – commenta il direttore d’orchestra -. Sono introversi, dilaniati, dolenti; sono umanamente instabili, pronti a repentini mutamenti d’animo ma alla fine, non rinunciano mai a mettere in campo la parte migliore di sé, anche quando sentono di essere accecati dalle passioni o vicini a morire. Questi sono i colori, le tinte più difficili da realizzare in quest’opera, perché ogni personaggio vi è scolpito a tutto tondo, con una ricchezza interiore senza pari”. Nel cast il Riccardo di Giorgio Berrugi, Renato di Devid Cecconi, Amelia di Maria Teresa Leva, Ulrica di Alisa Kolosova, Oscar di Lavinia Bini, Silvano di Chao Liu, Samuel di Svetolik Belosliudov, Tom di Gaetano Triscari, un giudice di Paolo Leonardi, un servo d’Amelia di Luca Favaron.