Un inedito Elisir d’amore. Il capolavoro di Donizetti in un nuovo allestimento diretto da Daniele Menghini

Al Teatro Regio di Parma fino al 24 marzo e su Operastreaming dal 22 marzo

21 marzo 2024

È una delle opere più amate del repertorio ottocentesco, L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti. Il melodramma gioioso in due atti, a cavallo tra l’opera buffa italiana e un gusto più propriamente romantico, con velature di malinconia, fu composto su libretto di Felice Romani che in pochissimi giorni e sotto un’enorme pressione lo trasse dal dramma “Le philtre” del contemporaneo Eugène Scribe. Pochissimo d’altronde fu il tempo che ebbe lo stesso Donizetti, meno di quindi giorni, per dar vita a questo capolavoro che sarebbe diventato uno dei più alti esempi dell’opera comica ottocentesca.

Dal 15 marzo (recite 17, 22, 24 marzo) L’elisir ha visto la luce di un nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma in coproduzione con il Regio di Torino, per la regia di Daniele Menghini e la direzione di Sesto Quatrini sul podio dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna e del Coro del Teatro Regio di Parma, maestro del coro Martino Faggiani. La recita del 22 marza sarà trasmessa in diretta su Operastreaming, dove rimarrà disponibile per sei mesi. A dar voce alla vicenda amorosa che lega Nemorino e Adina un cast composto da Nina Minasyan (Adina, per la prima volta a Parma), Francesco Meli (Nemorino), Roberto de Candia (Dulcamara), Lodovico Filippo Ravizza (Belcore, per la prima volta a Parma) e Yulia Tkachenko (Giannetta), mentre il team creativo si completa con Davide Signorini alle scene, Nika Campisi ai costumi, Gianni Bertoli alle luci. La vera sorpresa di questo allestimento è che per la prima volta in un’opera lirica in scena ci saranno I Burattinai dei Ferrari assieme a due maestri burattinai, Daniela e Giordano Ferrari, eredi della prestigiosa tradizione burattinaia inaugurata alla fine dell’’800 dal capostipite Italo Ferrari. Nell’idea registica di Daniele Menghini, infatti, i personaggi dell’opera prendono vita come burattini plasmati dalle mani del protagonista: un “mondo di legno” creato dalla fantasia e dall’arte di Nemorino, l’ingenuo contadino innamorato della capricciosa Adina al punto da affidarsi all’elisir venduto dal sedicente dottor Dulcamara.

“Perché in un’opera che vuole avere un carattere buffo, giocoso, troviamo un’aria come ‘Una furtiva lagrima?’ Perché sprofondiamo in quell’abisso a pochi minuti dalla fine? E cosa scopriamo in quel baratro sull’animo del nostro protagonista? Queste domande – spiega Menghini – mi hanno costretto ad aprire un dialogo profondo con la natura di un personaggio nuovo come Nemorino, uomo fragile che non ha ancora trovato il suo posto nel mondo, un giovane alla ricerca di se stesso. Uomo troppo sensibile che cerca un rifugio dal cinismo della realtà, un nascondiglio lontano dagli occhi disincantati dei suoi simili, lontano dai giudizi della gente. Forse è un artista, forse no. Ma sceglie un teatro come riparo, un palcoscenico come tana. Non sa come si vive là fuori, non sa come si ama. Cosa fare allora? Rimesso in funzione un vecchio banco sega della falegnameria del teatro, comincia a ricostruirsi un mondo possibile in cui vivere, dove poter finalmente amare; un mondo di legno che risponda ai suoi desideri, e prenda le forme della sua fantasia […] Tutti i personaggi sono intagliati dalla mano di Nemorino, plasmati dalla fantasia di un uomo che diventa demiurgo e autore della sua storia. Una sorta di Geppetto contemporaneo che si ritrova a fare i conti con le intemperanze delle sue creature proprio nel momento in cui, grazie alla magia della musica, esse prendono vita”.