- Data di pubblicazione
- 20/01/2022
- Ultima modifica
- 20/01/2022
Un Orfeo novecentesco. Il capolavoro di Monteverdi secondo Pizzi e Dantone
Il 22 e 23 al Teatro Abbado di Ferrara
Di finali l’Orfeo di Monteverdi ne ha ben due, entrambi originali. Il primo, tragico, vede Orfeo morire per mano delle Baccanti, ed è forse quello che andò in scena alla prima dell’opera nella Sala degli Specchi di Palazzo Ducale di Mantova il 24 febbraio del 1607. Il secondo, eseguito una settimana dopo al Teatro del palazzo di Corte, è invece lieto, con Orfeo salvato da Apollo. Per il nuovo allestimento coprodotto dalla Fondazione Teatro Abbado di Ferrara e dal Teatro Alighieri di Ravenna, in scena a Ferrara in apertura di stagione d’Opera il 22 e 23 gennaio, Pier Luigi Pizzi, alla regia, e Ottavio Dantone, alla direzione musicale, hanno scelto una terza via, un finale aperto. “È più giusto, attuale e comprensibile – spiega Pizzi – vedere il cantore degli dèi chiuso nella propria solitudine, nei propri dubbi e tormenti. È una soluzione che il pubblico di oggi può condividere. La prospettiva del finale aperto è più vicina al nostro tempo e in fondo non siamo più tanto disposti a dar credito all’intervento di un deus ex machina…”. Aggiunge Dantone: “Il Novecento è abituato alla prassi all’opera aperta. E se molti pensano che essere filologici consista nel replicare, nel produrre la fotocopia di ciò che si faceva un tempo, nella mia visione delle cose ciò che conta è recuperare e mantenere un linguaggio capace di trasmettere gli stessi identici affetti che si vivevano al tempo, quelli che noi oggi chiamiamo sentimenti”.
Parola d’ordine è quindi leggere al presente il capolavoro di Monteverdi, prima espressione compiuta del melodramma. E d’altronde il mito di Orfeo a cui il compositore s’ispirò è immortale come tutti i grandi miti e i classici. La sua discesa all’Ade nel disperato, inutile, tentativo di riportare indietro dalla morte la sua innamorata non può che commuovere ancora oggi come allora. Il mito universale del cantore sulle tracce della propria amata è affidato dunque alla sapienza registica di Pizzi, che firma anche scene e costumi, e alla raffinatezza musicale di Accademia Bizantina guidata da Ottavio Dantone, votata come seconda migliore orchestra al mondo ai Gramophone Awards nel 2021. Su un palcoscenico allargato l’orchestra condivide lo spazio con i cantanti e il Coro Cremona Antiqua, preparato da Antonio Greco. Gioia e dolore sono contigui: l’oltretomba è una voragine a un passo di distanza. Le coreografie sono di Gino Potente, mentre Massimo Gasparon è lighting designer e regista collaboratore. Protagonista è appunto la musica, straordinariamente intensa, carica di tensione drammatica e capace di andare ben oltre le simmetrie rinascimentali. Dopotutto, come ricorda Ottavio Dantone, “Monteverdi è un maestro insuperabile nella pratica degli affetti. La sua capacità di usare i codici retorici è impressionante, come Bach sapeva utilizzare alla perfezione le risorse del contrappunto e della fuga. Ma Monteverdi è capace anche di infrangere le regole della retorica e della poetica quando vuole ottenere risultati emotivi più intensi”.
Dopo l’introduzione della Musica (Vittoria Magnarello), i pastori si raccolgono attorno al cantore Orfeo (Giovanni Sala) e Euridice (Eleonora Pace), che celebrano le proprie nozze. L’atmosfera gioiosa è infranta dall’arrivo di una messaggera (Margherita Maria Sala) che annuncia la morte di Euridice, morsa da un serpente. Orfeo decide di scendere nell’oltretomba per riportare la sposa alla vita: accompagnato dalla Speranza (Maria Luisa Zaltron), si imbatte in Caronte (Mirco Palazzi) che deve addormentare con il suono della propria lira per poter attraversare il fiume infernale. Proserpina (Delphine Galou) e Plutone (Federico Sacchi) concedono al cantore di ricongiungersi alla sua amata, stabilendo però che non dovrà mai guardarla prima di aver lasciato l’Averno. Roso dal dubbio che Euridice non lo stia seguendo, Orfeo infrange la clausola e così la perde per sempre.
Il 20 gennaio alle ore 17 al Ridotto del Teatro Comunale torna anche l’appuntamento con Prima della Prima, ciclo di incontri gratuiti di presentazione dell’opera in cartellone. L’evento sarà a cura del critico teatrale Massimo Marino.