“Nel blu”: Mario Perrotta omaggia Modugno. Intervista all'autore
Allo Storchi di Modena il 28 febbraio e 1° marzo. Poi Castelfranco Emilia e Bologna
C’è spesso il sogno di un riscatto, storie di talento e impegno che riescono a cambiare destini apparentemente granitici, nel lavoro di Mario Perrotta, autore, interprete e regista teatrale tra i più apprezzati in Italia, e tra i più premiati (è arrivato in finale ai Premi Ubu per ben dodici volte, vincendone tre). Il suo lavoro si distingue proprio per la capacità di raccontare storie di trasformazione collettive attraverso esperienze individuali, come nel caso di Cìncali, dedicato all’emigrazione italiana nel dopoguerra, che ha ottenuto riconoscimenti istituzionali per il suo alto valore civile. Di riscatto e ricerca di felicità parla anche il suo nuovo spettacolo, Nel blu – Avere tra le braccia tanta felicità, un omaggio alla figura di Domenico Modugno, artista partito dalla sua Puglia (come lo stesso Perrotta, che di origine è leccese) e diventato simbolo di un intero Paese, negli anni del boom economico. L’opera debutta in prima assoluta al Teatro Storchi di Modena venerdì 28 febbraio e sabato 1 marzo, per poi arrivare in altri due teatri ERT: al Dadà di Castelfranco Emilia il 2 marzo e all’Arena del Sole di Bologna dal 4 al 9 marzo.
Abbiamo incontrato Perrotta durante le prove, ecco cosa ci ha raccontato:
Dopo aver esplorato il concetto di libertà nello spettacolo “Come una specie di vertigine”, Perrotta – accompagnato dai musicisti Vanni Crociani, Giuseppe Franchellucci e Massimo Marches – racconta in un monologo tra parole e musica la storia di un uomo nato in una terra periferica che riesce a trasformare il suo sogno di diventare attore in una carriera musicale capace di far “volare” un intero paese. Attraverso la figura di Modugno, lo spettacolo indaga il desiderio di riscatto e la ricerca di una felicità semplice, temi centrali dell’Italia degli anni ’50 e ’60.
Nel blu è quindi il racconto intimo di un uomo di una terra dimenticata da Dio, quella Puglia che sarebbe rimasta “alla periferia del regno ancora per decenni, almeno fino a quando anche io la lasciai per cercare una vita artistica altrove”, commenta il regista. Ed è proprio l’anno 1958 che segna due ricorrenze fondamentali per la vicenda personale di Modugno che esordisce a Sanremo con Nel blu dipinto di blu, diventata più nota come Volare, e per l’Italia che vive il boom economico e culturale. Da quel momento, Modugno con la sua canzone diventa la colonna sonora del Paese.
“Eppure quell’uomo coltivava un sogno ed era quello di fare l’attore – continua Perrotta – seppe cambiare punto di vista sulle cose, però, non senza un tormento interiore, seppe adattarsi a ciò che la vita gli stava donando. E questo è esattamente ciò che fece, in quegli anni, il paese intero: colse al volo ogni opportunità laddove era possibile coglierla, trasferendosi in massa dalle campagne alle città, da ogni angolo di Italia verso i paesi del nord-Europa, verso le Americhe, l’Australia, insomma: dovunque fosse possibile raccogliere una felicità “delle piccole cose”, una felicità raggiungibile, un sogno semplice, magari, ma realizzabile”. Con la consapevolezza di quanto la felicità sia cosa effimera, per sua natura stessa inafferrabile. Lo sapeva il paese e lo sapeva Modugno: “Io voglio cantare la felicità. Anche se non esiste, mi voglio illudere che esista, devo credere che esista”. “Proverò ad accostare la sua storia – conclude Perrotta – con tutta la cura possibile, per non tradire un uomo della mia terra, per non tradire la mia terra stessa. Un racconto di un’esistenza guascona e testarda in cui i musicisti/compositori con me sul palco sono l’altra voce di Domenico Modugno, quella voce che le parole non riescono e non possono rappresentare”.
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- Data di pubblicazione
- 27/02/2025
- Ultima modifica
- 27/02/2025