Anna Bolena, il (melo)dramma di una regina secondo Rifici

Dal 9 al 25 febbraio a Reggio Emilia, Piacenza e Modena. L'11 febbraio in diretta su Operastreaming

07 febbraio 2024

Per averla al suo fianco Enrico VIII d’Inghilterra dovette annullare il suo matrimonio con Caterina d’Aragona, causando lo Scisma Anglicano. Ma la tanto desiderata Anna Bolena, madre di Elisabetta I, non diede al re l’atteso figlio maschio, e così finì accusata di adulterio e messa a morte. La storia di questa figura reale e tragica è al centro anche di una pietra miliare del romanticismo ottocentesco, la Anna Bolena di Gaetano Donizetti, tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani. L’opera, che aveva debuttato nel 1830, dopo un successo iniziale, era gradualmente uscita dal repertorio fino a quando, nel 1957 al Teatro alla Scala, Maria Callas le aveva regalato una vera e propria seconda vita grazie a una memorabile interpretazione, nell’allestimento diretto da Gianandrea Gavazzeni con la regia di Luchino Visconti. Il 9 e 11 febbraio al Teatro Valli di Reggio Emilia se ne potrà apprezzare un nuovo allestimento, coprodotto da Lugano Arte e Cultura, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Associazione “I Classicisti. La replica delll’11 febbraio sarà trasmessa in diretta su Operastreaming, il  primo portale regionale di opera lirica in Italia. Dopo le repliche al Valli, lo spettacolo sarà a Piacenza, Teatro Municipale, nei giorni 16 e 18 febbraio, a Modena, Teatro Comunale Pavarotti Freni il 23 e 25 febbraio 2024.

La direzione musicale dello spettacolo è affidata a Diego Fasolis, che sceglie di riportare in vita l’opera nella sua forma più pura, con una curatissima ricerca filologica. Il Maestro sarà alla guida della nuova compagine strumentale I Classicisti, nata dall’Associazione I Barocchisti, che si occupa dell’omonima orchestra barocca. Nei Classicisti confluiscono musicisti che hanno passione per le esecuzioni su strumenti storici e dispongono dell’esperienza e degli strumenti necessari per affrontare il repertorio del primo Ottocento. Il prestigioso cast vedrà in scena Carmela Remigio, Simone Alberghini, Arianna Vendittelli, Ruzil Gatin e Paola Gardina. In scena il Coro Claudio Merulo diretto da Martino Faggiani. Carmelo Rifici, direttore artistico Lac Lugano, cura la regia, le scene sono di Guido Buganza, i costumi di Margherita Baldoni, le luci di Alessandro Verazzi.

In questo allestimento Anna, personaggio dotato di potente forza espressiva, è il vero fulcro drammatico. “Ascoltando l’opera – ha spiegato Rifici – non mi era possibile rinunciare ad un’immagine dinamica dello spettacolo. La musica stessa sembra trasportarti in un mondo dove tutto si muove, senza sosta; nonostante i lunghi duetti, anzi proprio grazie alla lunghezza delle sezioni della partitura, il regista ha la possibilità di penetrare nei labirinti mentali e spirituali dei personaggi. La trama interiore e quella narrativa si muovono insieme. La sensazione che resta addosso ad ogni ascolto è proprio questa: il dramma si muove minaccioso verso Anna”.  E così lo scenografo Guido Buganza colloca l’opera su un dispositivo girevole dal design sobrio ma fatto di quinte scorrevoli, passaggi segreti, porte a scomparsa: “Questo eterno movimento, questa forza inarrestabile – dice ancora il regista – così sottilmente amplificata da un coro tragico che accompagna sentimentalmente la tragedia fino alle sue nefaste conseguenze, mi ha fatto immaginare uno spazio scenico minaccioso e tumultuoso, che impedisce ai personaggi di trovare protezione o conforto. (…) Lo spazio non è rassicurante, ma cangiante, labirintico; porta i personaggi alla perdizione e allo smarrimento. Allo stesso tempo, non è uno spazio realistico, ma dell’anima: le stanze che i personaggi attraversano sono stanze interiori, aprono le porte alle loro paure, alle loro pulsioni più brutali. Per questo ho evitato dettagli troppo realistici, preferendo, al contrario, immaginare oggetti e suppellettili simbolici e artistici, capaci di contenere la forza brutale del dramma, ma anche di far vivere l’esigenza sentimentale dei personaggi, il loro bisogno di amore”.