- Data di pubblicazione
- 27/03/2019
- Ultima modifica
- 29/03/2019
La natura dei sentimenti e dei corpi nel Serse di Dantone e Vacis
A Reggio Emilia il 29 e 31 marzo, poi a Modena e Piacenza
Da mesi su Torino si aggira un drone che sta riprendendo nelle diverse stagioni un platano speciale, il più antico della città, datato 1738, l’anno in cui Georg Friedrich Händel compose il suo Serse, tra le ultime opere del compositore, e tra le meno rappresentate del repertorio barocco. Saranno infatti le immagini di quest’albero maestoso che “sovrasta i sentimenti e li ispira” cui allude l’aria iniziale di Serse, a fare da sfondo a un nuovo allestimento dell’opera handeliana che per la prima volta arriva a Reggio Emilia.
D’altronde “Serse può essere visto come un percorso di comprensione dell’ambiente e del creato”: parola di Gabriele Vacis, regista e autore noto soprattutto per i suoi lavori di teatro di narrazione, a cui è affidata la regia della nuova produzione a firma Fondazione I Teatri, con Teatro Comunale di Modena e Fondazione I Teatri di Piacenza e Fondazione Ravenna Manifestazioni, che debutta il 29 marzo alle 20 e il 31 marzo alle 15.30 al Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia, per sbarcare poi al Teatro Comunale Pavarotti di Modena il 4 e 7 aprile e al Teatro Municipale di Piacenza il 12 e 14 aprile.
La musica è quella dell’Accademia Bizantina, ensemble specializzato nel repertorio del XVII e XVIII secolo, diretta da Ottavio Dantone, uno dei massimi protagonisti della riscoperta del repertorio barocco con criteri filologici, e in proscenio, a cantare la girandola di amori e segreti dell’opera, interpreti specialisti del repertorio barocco: Arianna Vendittelli come Serse, Marina De Liso nel ruolo di Arsamene, Delphine Galou come Amastre, Monica Piccinini nei panni di Romilda, Francesca Aspromonte in quelli di Atalanta, Luigi De Donato nel ruolo di Ariodate e Biagio Pizzuti a interpretare Elviro. Insieme a loro, come una sorta di scenografia vivente, tra le scene e le luci di Roberto Tarasco (che firma anche i costumi), una trentina di ragazzi e ragazze coinvolti in un percorso laboratoriale basato sulla tecnica della “Schiera”, una tecnica di formazione e di allenamento dell’attore, fondata dallo stesso regista, che insegna a muoversi in scena con rigore e insieme con ampio margine di improvvisazione, secondo gli stessi criteri di relazione interna con cui si muovono le nuvole di storni. Ispirati da Händel i ragazzi esploreranno i rapporti tra gli uomini e le donne, gli individui e la società, gli esseri umani e la natura, e insieme ai cantanti daranno corpo a quel “gioco circolare di amori adolescenziali, che mette in secondo piano le questioni politiche, sociali, militari, di cui l’imperatore Serse dovrebbe farsi carico”. In Serse trionfa infatti, come sottolinea ancora Vacis, “la natura dei sentimenti e dei corpi”.
L’opera, in effetti, intrisa di humor e costellata di oltre quaranta arie, è ambientata nel periodo della guerra dei Persiani contro gli Ateniesi, ma al di là di alcuni riferimenti storici, vede i grandi personaggi alle prese più con intrighi amorosi che con questioni solenni, finendo per diventare, come ha sottolineato il musicologo Lorenzo Bianconi “un gioco a rimpiattino di amanti scornati, di anime dolenti, di farneticazioni amorose, di eccitazioni fugaci…” .La storia che “si finge” in scena è appunto l’amore di Serse, imperatore di Persia, per Romilda, la figlia del suo generale più fedele. Solo che Romilda è innamorata di Arsamene, il fratello di Serse. E anche Romilda ha una sorella, Atalanta, anche lei innamorata di Arsamene, che però è pazzamente innamorato di Romilda. Si tratta di elementi abbastanza nuovi nella produzione handeliana, e che, come spiega Dantone, rendono l’opera molto godibile per il pubblico contemporaneo: “I due principali aspetti che la caratterizzano rispetto ai precedenti lavori – sottolinea il direttore e clavicembalista – sono l’introduzione di elementi buffi all’interno di un’opera seria e una certa snellezza nella struttura drammaturgica, che si evidenzia nell’abbondanza di Arie senza da capo. L’azione si dipana attraverso arie di stupefacente bellezza e recitativi di notevole teatralità con situazioni al limite del grottesco. Queste caratteristiche rendono il Serse uno spettacolo particolarmente vicino e adatto al pubblico moderno, che viene sedotto e conquistato da un ritmo intrigante e da una musica coinvolgente, dalla prima all’ultima scena”.