La “Tempesta” secondo Serra

Dal 21 al 23 dicembre al Teatro Galli di Rimini

21 dicembre 2022

Il suo Macbettu, riscrittura in sardo del celebre capolavoro shakespeariano con soli attori uomini, come nella tradizione elisabettiana, ha vinto una pioggia di premi, tra i quali il Premio Ubu 2017 per il miglior spettacolo dell’anno e il Premio ANCT 2017, diventando in poco tempo un vero cult, con oltre cento repliche in tutta Italia. Poi è stata la volta del cechoviano Giardino dei Ciliegi, dove ha dovuto fare i conti con la complessità di una scrittura senza trama, fatta di monologhi interiori e stati d’animo sfumati. Adesso Alessandro Serra regista, autore, scenografo, light designer, autore di spettacoli ancestrali e materici, si confronta con un altro grandissimo classico, tornando al Bardo per una riscrittura della celeberrima Tempesta. Lo spettacolo, che ha debuttato in prima nazionale a marzo 2022 alle Fonderie Limone di Moncalieri, è coprodotto da una cordata dei più importanti teatri italiani che comprende il Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, ERT – Teatro Nazionale, Sardegna Teatro in collaborazione con Fondazione I Teatri Reggio Emilia e Compagnia Teatropersona, sarà in scena  dal 21 al 23 dicembre al Teatro Galli di Rimini.

Il punto di partenza è quello con cui si sono confrontati alcuni dei massimi artisti teatrali nel corso di tutto il Novecento: Prospero, re spodestato, approda su un’isola e mette in atto una serie di favolose magie per vendicarsi. La celeberrima trama ispira Serra nella realizzazione di una riscrittura che si focalizza sulla questione del potere, in tutte le sue declinazioni: potere politico, potere dinastico, potere del teatro. In scena Fabio Barone, Andrea Castellano, Vincenzo Del Prete, Massimiliano Donato, Paolo Madonna, Jared McNeill, Chiara Michelini, Maria Irene Minelli, Valerio Pietrovita, Massimiliano Poli, Marco Sgrosso, Bruno Stori, mentre oltre alla regia, alla traduzione e all’adattamento, Serra cura anche scene, luci, suoni e costumi.

“Nella tempesta – spiega – il sovrannaturale si inchina al servizio dell’uomo, Prospero è del tutto privo di trascendenza, eppure con la sua rozza magia imprigiona gli spiriti della natura, scatena la tempesta, e resuscita i morti. Ma sarà Ariel, uno spirito dell’aria, ad insegnargli la forza della compassione, e del perdono. Su quest’isola-palcoscenico tutti chiedono perdono e tutti si pentono ad eccezione di Antonio e Sebastiano, non a caso gli unici immuni dalla bellezza e dallo stato di estasi che pervade gli altri. Il fatto che Prospero rinunci alla vendetta proprio quando i suoi nemici sono distesi ai suoi piedi, ecco questo è il suo vero innalzamento spirituale, il sovrannaturale arriva quando Prospero vi rinuncia, rinuncia a usarlo come arma. Ma il potere supremo, pare dirci Shakespeare, è il potere del Teatro. La tempesta è un inno al teatro fatto con il teatro, la cui forza magica risiede proprio in questa possibilità unica e irripetibile di accedere a dimensioni metafisiche attraverso la cialtroneria di una compagnia di comici che calpestano quattro assi di legno, con pochi oggetti e un mucchietto di costumi rattoppati”.