Le relazioni pericolose di Carmelo Rifici all’Arena del Sole

L’1 e 2 aprile a Bologna

29 marzo 2023

Non è solo uno dei grandi capolavori della letteratura francese, Le relazioni pericolose. Il romanzo epistolare scritto nel 1782 da Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos è anche una delle opere più amate da registi e drammaturghi, un testo riletto, riscritto che continua ancora oggi ad affascinare e stimolare l’immaginazione degli artisti oltre che dei lettori. Indimenticabili la trasposizione cinematografica di Stephen Frears del 1988, basata su quella teatrale di Christopher Hampton, autore anche della sceneggiatura, e Quartett di Heiner Müller. Ultimo in ordine di tempo, a rileggere la vicenda dei due nobili francesi libertini del diciottesimo secolo è oggi Carmelo Rifici, regista e drammaturgo, ma anche direttore artistico del LAC Lugano Arte e Cultura, anche alla guida della Scuola di Teatro del Piccolo di Milano. Assieme a Livia Rossi, già sua allieva alla scuola del Piccolo, Rifici ha riscritto il testo per una nuova edizione teatrale dell’opera che vede protagonisti attori e attrici straordinari come Elena Ghiaurov, Monica Piseddu ed Edoardo Ribatto, accanto ai giovani Flavio Capuzzo Dolcetta, Federica Furlani e la stessa Livia Rossi. Lo spettacolo è in scena al Teatro Arena del Sole di Bologna, sabato 1 e domenica 2 aprile.

Ambientato in Francia alle soglie della Rivoluzione, Le relazioni pericolose sviluppa un raffinato gioco di vanità e potere orchestrato dalla nobile e libertina Marchesa de Merteuil che, abbandonata dall’amante Gercourt, decide di vendicarsi. Per attuare il suo piano, conquista la complicità del Visconte di Valmont, suo ex amante e noto seduttore senza scrupoli, che accetta la sfida e, dopo aver sedotto la casta e ritrosa Madame De Tourvel, seduce anche la giovane e ingenua Cécile de Volanges, promessa sposa di Gercourt, ma innamorata di Danceny. Il piano si sviluppa grazie ad uno scambio di 175 lettere che disegna la traccia della rete diabolica pensata da Valmont e dalla Marchesa de Merteuil. Pur conservando la struttura epistolare “il desiderio di Rifici è stato di far affiorare la violenza e il potenziale bellico di quelle lettere – commenta Livia Rossi – più che delle psicologie, quindi, ha voluto che fossero ideologie ad emergere. Mentre raccontava del progetto, non parlava di personaggi, ma di paradigmi. Aveva estratto da ognuno di essi l’essenza. A partire da questa sintesi, abbiamo iniziato a leggere e a studiare. Spesso erano filosofi dal pensiero estremo e rivoluzionario, come Nietzsche e Weil, a venirci incontro; o romanzieri, come Dostoevskij, in cui l’essere umano già porta su di sé il fardello di un’esistenza archetipica”. Moltissimi dunque i riferimenti letterari e filosofici che si innestano nell’opera originaria, tra i quali Pasolini, Girard, Teresa d’Avila e Artaud, per un lavoro in cui microfoni e macchine foniche sostituiscono la violenza della mano e dell’inchiostro, che conduce in un “viaggio nel doloroso campo di battaglia del pensiero”.

“Il romanzo epistolare mi aveva sempre affascinato per la sua lucidità e crudeltà – spiega infatti Rifici – ma solo alla luce del trattato di René Girard (portando Clausewitz all’estremo) finalmente ne coglievo la reale potenza. L’intuizione di Laclos, poi solo accennata nel romanzo, era sorprendente: i suoi personaggi, calati in un duello senza sconti e con effetti catastrofici, proponevano non tanto una trama di erotismo e morte, quanto una vera e propria teoria sul pensiero occidentale”. Il suo lavoro di riscrittura e regia è accompagnato dal progetto visivo di Daniele Spanò, il suono di Federica Furlani, la drammaturgia del corpo di Alessandro Sciarroni e il disegno luci di Giulia Pastore.