Requiem in due movimenti. Teatro Valdoca dialoga con le ombre

Prima assoluta al Teatro Bonci di Cesena, l’11 e il 12 maggio

07 maggio 2018

Non se ne vadano docili in quella buona notte, nuova produzione di Teatro Valdoca in scena in prima assoluta al Teatro Alessandro Bonci di Cesena venerdì 11 e sabato 12 maggio (alle 21.00) è un dittico che contempla una di quelle notti in cui i vivi dialogano con le “ombre”: nella prima parte in un ascolto sbigottito che ammutolisce, nella seconda indocili rispetto all’idea di una resa al buio, alla morte e all’icona di una divinità giudicante, autoritaria e punitiva. Entrambe le parti si sporgono su quella notte non pregando per i morti ma pregando i morti, perché virino dentro la luce e ci dicano che forse sarà pienezza e non disfacimento, forse ebbrezza e non lutto, forse comprensione dilatata e non spegnimento. Il dittico, questo Requiem in due movimenti, è composto da un Introito e da un Parlamento e ambientato tra platea e palcoscenico del teatro cesenate. La regia, la scena e le luci sono di Cesare Ronconi, il testo di Mariangela Gualtieri.

L’Introito, realizzato dal percussionista Enrico Malatesta in collaborazione con Attila Faravelli, entrambi in scena, ha un carattere performativo e propone al pubblico un’immersione acustica, densa di suoni arcaici e di ombre, evocativa dell’”altrove” da cui veniamo e verso cui andiamo.

Il Parlamento, scritto e interpretato da Mariangela Gualtieri, è un testo poetico rivolto alle ombre che ruota attorno al motto – tratto da Dylan Thomas – ripreso nel titolo della pièce: non se ne vadano docili in quella buona notte. In scena la Gualtieri è accompagnata dal violoncellista Stefano Aiolli, che esegue dal vivo le suggestive musiche di Silvia Colasanti in contrappunto al Requiem della tradizione. Questa miscela di poesia e musica, e di pietà, ardore e dolcezza, è dedicata alle vittime del più recente terremoto. Eccone un “assaggio” in anteprima: “Siate bellissimi, morti nostri. Diventate voi/ tutta la meraviglia di quando alziamo la faccia/ nell’aperta notte e quasi non reggiamo/ quell’impero enigmatico di stelle,/ tutta l’eleganza armonica del cielo./ Siate voi./ Non prego per voi. Io prego voi./ Andate, dove sarà svelata/ la profezia dei fiori,/ di tutti i fiori. Nella pace siate/ di certe domestiche sere,/ nella gioia d’infanzia, nell’abbraccio fra umani, siate,/ o quando piove d’estate dopo la calura, dentro/ un vapore di fornelli, dove si fa il pane, siate,/ dove si beve latte. Nel semplice stare/ che non vediamo, se non a volte,/ dopo un dolore grande./ E il riposo vostro sia la melodia rotante/ di tutti i mondi”.

Scrive Mariangela Gualtieri a proposito di questo lavoro: “La parola, i versi, muovono da un lato dalla solitudine in cui ci troviamo ora, sotto un cielo che pare più muto di un tempo, senza Dei e senza un credo, con la pena, lo sgomento di questo sentirsi soli nel cosmo, su questa pallina vagante. I versi portano anche un sentimento di nostalgia, la speranza che la morte non sia così disperatamente esclamativa e tragicamente finalistica, ma una fessura verso altro che non sappiamo, altro che ci trascende. E in questo campeggia un enorme FORSE. Forse è così.”

Lo spettacolo nasce per Disgelo dei nomi, progetto speciale per il Teatro Bonci sostenuto da Ert, che le compagnie cesenati Raffaello Sanzio e Teatro Valdoca dedicano alla loro città.