- Data di pubblicazione
- 13/06/2023
- Ultima modifica
- 13/06/2023
Da Romeo Castellucci a Tiago Rodrigues. L’Emilia-Romagna alla Biennale Teatro
La 51esima edizione al via dal 15 giugno
Una donna vestita di bianco si muove nello spazio seguendo azioni cicliche attorno a una stanza, conducendo un lungo ramo d’albero alla cui estremità è infilata una scarpa. È questa l’immagine che si troveranno di fronte gli spettatori della prossima Biennale di Venezia – sezione Teatro quando raggiungeranno la Scuola grande della Misericordia per assistere a una delle ultime fatiche di Romeo Castellucci, regista, creatore di scene, luci e costumi, già direttore alla Biennale, nonché Leone d’Oro, in edizioni passate e artista tra i più applauditi sulle scene contemporanee di tutta Europa, con un curriculum internazionale che comprende creazioni presentate in oltre sessanta paesi nel mondo e decine di riconoscimenti di grande prestigio.
La performance, visibile dal 28 giugno al 1° luglio, s’intitola Domani, ed è un’immagine muta, un segno che ha significato per chi lo guarda senza bisogno di aggiungere altro, senza spiegazioni e traduzioni. Un emblema, insomma, una delle molte immagini create dal regista cesenate e destinata a rimanere impressa nella mente di chi incontra le sue opere. “Gli emblemi – spiega l’artista – sono ‘tacite note’, come i geroglifici, che appaiono ‘muti’ a chi li guarda senza che si sappia il loro significato. Sono immagini dipinte che non hanno bisogno di essere dette, bensì ‘viste’. domani questo produce: segni che, attraverso un gioco di rimandi, esprimono attivamente dei contenuti, ovvero significano altro da sé”. Commissionata in occasione della 23. Esposizione Internazionale “Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries” di Triennale Milano, dove Castellucci è Grand Invité per il quadriennio 2021-2024, l’opera si confronta insomma con “ciò che non sappiamo di sapere”. La performer brasiliana Ana Lucia Barbosa spinge allora il bastone sul pavimento, spostandosi alla cieca nello spazio, da lei plasmato all’unisono con le musiche di Scott Gibbons, artista americano che da sempre riveste con le sue inquietudini sonore i lavori di Castellucci e la cui musica diventa in questo caso una figura a sé stante, un secondo significante che si accompagna al primo.
La dimensione immaginifica è d’altronde il fil rouge di tutta questa edizione della Biennale Teatro che i due direttori artistici Gianni Forte e Stefano Ricci hanno intitolato Emerald, con un chiaro rimando all’universo di Oz. Non è un caso che il Leone d’Oro di quest’anno sia stato assegnato ad Armando Punzo, un regista demiurgo che della visionarietà ha fatto la sua cifra più riconoscibile, e non soltanto per aver creato trentacinque anni fa la Compagnia della Fortezza, prima e ancora oggi più importante compagnia di teatro di ricerca in un carcere, ma per le sue opere che sfidano il realismo e il senso comune dando corpo a sorprendenti mondi paralleli. Come accade in Naturae, viaggio nelle profondità più luminose dell’umano, in scena al Teatro alle Tese il 15 e 16 giugno, in apertura di questa 51esima edizione. La premiazione del regista, molto apprezzato anche dal pubblico della nostra regione dove ha presentato quasi tutti i suoi ultimi lavori (tra Modena e Bologna, nei teatri di ERT, Emilia Romagna Teatro Fondazione) è invece prevista per il 17 giugno.
E sempre a ERT si deve la coproduzione e ospitalità di uno spettacolo di grande successo, già molto applaudito al Teatro Storchi di Modena, Premio e vincitore dell’Ubu 2022 per il miglior spettacolo straniero, che sbarca ora nel contesto di Biennale, Catarina e a beleza de matar fascistas (30 giugno, 1° luglio, Teatro Piccolo Arsenale). L’opera, firmata da uno dei maggiori registi e autori degli ultimi anni, il portoghese Tiago Rodrigues, da quest’anno alla testa del Festival di Avignone, pone domande cruciali: “E’ lecito usare la violenza per costruire un mondo migliore? Si possono violare le regole della democrazia con la scusa di difenderla?”