“Il sindaco del Rione Sanità”, in scena l’Eduardo di Martone

All’Arena del Sole di Bologna, dal 27 al 30 marzo

26 marzo 2018

È uno spettacolo dal forte senso civile e politico Il sindaco del Rione Sanità, di Eduardo De Filippo e diretto da Mario Martone, che va in scena, dal 27 al 30 marzo (alle 21.00), all’Arena del Sole di Bologna (Sala Leo de Berardinis).

La rilettura di Martone, che in veste di regista con un testo di Eduardo si misura per la prima volta, è coprodotta dal Nest-Napoli Est Teatro, dal Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale e da Elledieffe, l’impresa teatrale del figlio di Eduardo, Luca, scomparso due anni fa.
Secondo Eduardo “Il sindaco del Rione Sanità” esprime la crisi della giustizia nell’Italia del suo tempo – ma a quasi sessant’anni dalla prima rappresentazione il dramma conserva intatta la sua attualità, il dito puntato sulle tensioni e contraddizioni che attraversano la società, sul ”fai da te” di chi cerca un rimedio alle ingiustizie subite, sui quesiti della legalità, della verità e dell’omertà, della responsabilità individuale di fronte alla morale del gruppo.

Il protagonista di Eduardo, Don Antonio Barracano, l’ultrasettantenne sindaco che amministra le vicende del problematico rione napoletano da “uomo d’onore”, porta in scena il fardello di una vita dedicata all’esercizio logorante del potere. Martone carica di tensione il dramma e lo attualizza, in primis rovesciando la tradizionale interpretazione eduardiana pacata e dolente: il suo sindaco lo troviamo sulla scena in preda a un’ebrezza mortale, vestito da rapper, in tuta nera con cappuccio, è un boss quarantenne – interpretato da Francesco Di Leva – che si muove verso il finale tragico tra miserie, furori, prevaricazioni e sgretolamenti morali di una Gomorra contemporanea.

“Il teatro è vivo quando si interroga sulla realtà, se parla al proprio pubblico non solo osando sul piano formale ma anche agendo in una dimensione politica”, ha dichiarato Martone a proposito di questo lavoro, ambientato a San Giovanni a Teduccio dove tra famiglie dei clan e tra contrapposizioni e inconciliabilità, come precisa Di Leva, “i Don Antonio Barracano li abbiamo visti davvero, solo che oggi i boss a 75 anni non ci arrivano. Chi comanda ha 30 anni, anche meno. Si comincia a sparare a 13 anni, a 18 ti senti un leone, pensi che puoi vincere tutti, che sei più furbo. Ma questa energia, nove volte su dieci, ti fotte, perché finisce che ti uccidono o che vai in galera”.

Nel ruolo dell’amico e complice di don Antonio, Fabio Della Ragione che nell’esercizio della sua professione di medico impedisce di portare alla conoscenza della legge gli esiti dei regolamenti di conti che avvengono nel quartiere, troviamo Giovanni Ludeno. Gli altri personaggi di questo spettacolo corale che amalgama il tragico e il grottesco, il sociale e l’individuale più assoluto, nel senso di essenza dell’umano, troviamo Adriano Pantaleo, Giuseppe Gaudino, Ivan Castiglione, Daniela Ioia Gianni Spezzano, Viviana Cangiano, Salvatore Presutto, Lucienne Perreca, Mimmo Esposito, Morena Di Leva, Ralph P, Armando De Giulio e Daniele Baselice.

Le scene portano la firma di Carmine Guarino, i costumi e le luci quelle di Giovanna Napolitano e Cesare Accetta. Le musiche originali sono di Ralph P.