- Data di pubblicazione
- 16/01/2023
- Ultima modifica
- 16/01/2023
Alle origini dell’umano. Due creazioni di Josef Nadj
Dal 17 al 22 gennaio a Bologna e Cesena per il focus Carne
È punto di riferimento della danza contemporanea europea, un pluripremiato coreografo e danzatore di origine ungherese e francese d’adozione, Josef Nadj. Ma qualsiasi definizione può sembrare riduttiva, perché Nadj è in realtà un demiurgo a tutto tondo, anche artista visivo e fotografo, che concepisce la danza soprattutto come luogo di incontro ed è capace di modellare la scena per farne mondi grotteschi, magici, surreali mescolando linguaggi e strumenti. Al suo lavoro ERT / Teatro Nazionale dedica una personale di due eventi, nell’ambito del focus sulla drammaturgia fisica Carne curato da Michela Lucenti, con due creazioni molto particolari che permettono di entrare da due punti di vista diversi nel suo universo immaginifico, come abbiamo raccontato nell’ultima puntata del podcast RadioEmiliaRomagna Dance Land.
All’Arena del Sole, dal 17 al 19 gennaio (ogni giorno con tre turni da 20 minuti ciascuno alle ore 17.30, 19.30 e 21.30), si vedrà innanzitutto il progetto Mnémosyne, un omaggio all’Atlante incompiuto dello storico dell’arte tedesco Aby Warburg. Nell’opera, danza e fotografia si fondono dando vita a una performance integrata in una mostra fotografica. Protagonista è lo stesso Nadj che si cala in una suggestiva camera oscura costellata di immagini, un patrimonio di memoria privata, che raccontano la storia personale e artistica dell’autore, dove ogni movimento entra in dialogo con gli scatti esposti.
Sempre all’Arena del Sole, il 20 gennaio, e poi al Teatro Bonci di Cesena il 22 gennaio, si potrà vedere invece il suo ultimo spettacolo Omma. Un’occasione imperdibile, tanto più che si tratta delle uniche date italiane nella stagione 2022-23. Creato insieme a otto straordinari danzatori provenienti da Mali, Senegal, Costa Ivoriana, Burkina Faso e i due Congos, l’opera mette a confronto una sorprendente freschezza interpretativa con le regole della coreografia europea. I performer, sempre in scena, formano un corpo plurale in cui ognuno afferma il proprio linguaggio e la propria identità, “in un movimento inteso come esperienza di scambio e in cui la danza è intesa come lingua universale nata insieme all’umanità, strumento primordiale capace di farci ritrovare le origini stesse dell’umano”.
A Bologna, al termine dello spettacolo, venerdì 20 gennaio, è previsto un incontro con Josef Nadj e la compagnia, moderato da Stefano Tomassini, docente di danza e coreografia presso l’Università IUAV di Venezia.