Danzare memorie. Una personale di Marco D’Agostin

Dal 21 al 26 settembre a Bologna

21 settembre 2021

Cosa c’entra la danza contemporanea con una campionessa di sci come Stefania Belmondo? È solo una delle molte domande alle quali il coreografo e performer Marco D’Agostin risponderà durante la personale bolognese in programma in questa coda d’estate sotto le due torri. Dopo alcuni appuntamenti a Scenario Festival, e nell’ambito di un itinerario che farà tappa anche ad Ateliersi il 25 settembre, l’artista, vincitore del Premio Ubu 2018 come Miglior Performer Under 35 e figura di spicco delle arti performative in Italia, è atteso adesso all’Arena del Sole con due spettacoli che concludono la programmazione estiva del teatro bolognese di ERT Fondazione.

Si parte il 21 settembre (fino al 23) con uno spettacolo coprodotto proprio da ERT in cui D’Agostin rivolge un tributo pop a Nigel Charnock, performer e autore dei DV8 Physical Theatre scomparso nel 2012 e con cui il danzatore aveva lavorato in passato. Best Regards è infatti una lettera scritta in ritardo a un idolo che – spiega l’autore “ha segnato in modo netto il mio modo di pensare la danza. Nigel rappresentava ai miei occhi la possibilità che in scena tutto potesse accadere ed esplodere”. “È un modo per dire: Dear N, I wanted to be too much too (Caro N, anch’io volevo essere troppo)”, continua D’Agostin, che invita gli spettatori a “cantare assieme di una nostalgia che ci riguarda, noi che non siamo arrivati in tempo per dire quello che volevamo. All’ombra del tempo scaduto, e sotto la luce che Nigel continua a proiettare sulla scena di chi oggi danza, facciamo risuonare un ritornello martellante, spieghiamo di fronte ai nostri occhi un foglio bianco e chiediamoci: come la cominciamo, questa lettera impossibile?”.

A un altro idolo è dedicato anche First Love, spettacolo in scena all’Arena dal 24 al 26 settembre che è valso a D’Agostin il prestigioso Ubu del 2018. Stavolta la protagonista dell’omaggio in forma di assolo è una campionessa piemontese di sci, Stefania Belmondo e il performer ne ripercorre con le parole e il corpo la celebre gara dei 15km a tecnica libera delle Olimpiadi di Salt Lake City 2002. Attraverso la dedica a Belmondo, il danzatore, che si rivela anche formidabile drammaturgo, realizza una sorta di autobiografia, rievocando il sé stesso ragazzino che negli anni 90 era appassionato di sci di fondo e di danza, mentre tutti gli altri ragazzini amavano il calcio. Il lavoro di D’Agostin è d’altronde quasi sempre dedicato al ruolo e al funzionamento della memoria, e pone al centro la relazione tra performer e spettatore per dare vita a una danza in cui i linguaggi si ibridano di continuo provocando una consonanza emotiva tra chi la compie e di chi la guarda.