- Data di pubblicazione
- 08/08/2019
- Ultima modifica
- 08/08/2019
Una nuova “Stagione dei teatri” per Ravenna
Ecco il cartellone congiunto di Alighieri e Rasi
Ventuno spettacoli tra settembre e aprile, sei titoli fissi, due a scelta e molti fuori abbonamento. I numeri della quarta Stagione dei Teatri, che vede unite le forze del Teatro Alighieri e del Teatro Rasi di Ravenna, raccontano di un ricco cartellone che attraversa tutto l’anno sotto il segno della meraviglia per il mistero della bellezza evocato dal disegno di Luca Caimmi, che rinnova il visual di Ravenna Teatro.
Il programma anche quest’anno mescola contemporaneo e tradizione, ricerca e grandi nomi, facendo saltare ogni steccato tra culture, generi, prosa e sperimentazione. Così, accanto al monologo Fare un’Anima che Giacomo Poretti, attore comico del noto trio Aldo, Giovanni e Giacomo, ha scritto con Luca Doninelli per raccontare il bisogno di un silenzio che chiede attenzione e solleva domande, c’è per esempio Elvira di Toni Servillo, uno spettacolo poderoso sulla trasmissione del sapere in cui il grande attore interpreta il regista e teorico Louis Jouvet alle prese con le sue lezioni sul monologo di Donna Elvira nel quarto atto del Don Giovanni di Molière (lezioni realmente svoltesi al Conservatoire National d’Art Dramatique di Parigi nei mesi dell’occupazione nazista), ma anche un classico dello stesso Molière, ovvero Il Misantropo, portato in scena da Valter Malosti, nei panni di un buffone nero ripugnato dal mondo sociale. Allo stesso modo, all’adattamento teatrale de I miserabili di Victor Hugo con Franco Branciaroli, tra i maggiori attori italiani di prosa, fa seguito uno spettacolo già cult dell’ultima stagione, cioè La classe, di Vincenzo Manna, con Claudio Casadio, Andrea Paolotti e Brenno Placido, che prende spunto da una ricerca basata su interviste a giovani sotto i vent’anni che hanno risposto a domande sul sé e sul tempo. Giovanissimo (quindicenne) è anche il protagonista de Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, tratto dal romanzo di Mark Haddon e portato in scena dal Teatro dell’Elfo: una pièce inglese sulle peripezie di un ragazzino con la sindrome di Asperger che decide di indagare sulla morte del cane della vicina.
E tra gli esiti felici delle ricerche portate avanti da un teatro che interroga il presente, Ravenna ospita anche lavori che intrecciano la scena con le istanze sociali, riscritture dei classici che fanno leva sull’oggi, affondi nella poesia, sconfinamenti tra mondi, come nel caso de Il rigore che non c’era di Federico Buffa, commentatore sportivo che trasforma la pratica calcistica in metafora dell’esistenza, Agamennone di Archivio Zeta, Va pensiero del Teatro delle Albe e In nome del padre di Mario Perrotta, primo atto di una trilogia sulla famiglia che si avvale della consulenza del noto psicanalista Massimo Recalcati.
Decisamente da non perdere l’opportunità di assistere a Inflammation du verbe vivre di Wajdi Mouawad, scrittore, drammaturgo, regista e attore di origine libanese, una vera star del teatro mondiale che affronta Sofocle per mostrare ancora una volta come la tragedia cada su colui che, accecato da se stesso, non vede la propria smoderatezza. Nello stesso filone di spettacoli che tengono gli occhi spalancati sul presente e sulle sue idiosincrasie, anche Amleto take away della Compagnia Berardi-Casolari, Overload di Teatro Sotterraneo che si è aggiudicato il Premio Ubu 2018 come Miglior spettacolo dell’anno, Guarda come nevica 1. Cuore di cane di Licia Lanera (che fuori abbonamento presenta anche le due fiabe nere), Mario e Saleh di Saverio La Ruina e Elsewhere di Daniele Albanese. Storia locale, relazioni umane e passioni sono al centro, infine, dei tanti spettacoli fuori abbonamento che arricchiscono la stagione e contribuiscono a farne uno specchio fedele, disturbante e catartico dei nostri tempi decisamente “interessanti”.