Un’emozione senza tempo. Il Tamerlano di Vivaldi nella regia di Stefano Monti

Il 27 e 29 gennaio a Reggio Emilia, il 3 e 5 febbraio a Modena

25 gennaio 2023

L’opera barocca potrebbe diventare il teatro musicale del futuro. Parola di Stefano Monti, che firma regia, costumi e scene di un nuovo allestimento di Il Tamerlano ovvero la morte di Bajazet  affidato alla sapienza musicale di Accademia Bizantina. Lo spettacolo, frutto di una coproduzione di Teatro Alighieri di Ravenna, Teatro Municipale di Piacenza, I Teatri di Reggio Emilia, Teatro Comunale Pavarotti-Freni di Modena e Teatro del Giglio di Lucca, in scena al Teatro Valli di Reggio Emilia il 27 gennaio alle 20 e il 29 gennaio alle 15.30 e al Teatro Pavarotti-Freni il 3 febbraio  alle 20 e il 5 febbraio alle ore 15:30.

A sostenere questa affascinante tesi, citata appunto da Monti, sono in realtà diversi critici e musicologi secondo i quali, come ricorda il regista “il teatro drammatico del Sei-Settecento ha una forza emozionale senza tempo”. Gli fa eco Ottavio Dantone, direttore al clavicembalo, per il quale “le emozioni sono le stesse di tre secoli fa, basta saperle trasmettere”. Su libretto di Agostino Piovene, l’opera debuttò nel Carnevale del 1735, su commissione dell’Accademia Filarmonica veronese. A 290 anni di distanza, questo allestimento mira proprio sottolineare la particolare convivenza tra dimensione barocca e atemporale del Tamerlano. “Pur se costruita attorno a personaggi con pertinenza storiografica – spiega infatti Monti – l’opera in questione si caratterizza per una sua astoricità. Tutto s’incentra sulle passioni, fino alla follia, il sublime si mescola con il terribile, la bellezza con la brutalità… Altro non sono che la continua oscillazione fra l’alto e il basso della vita”.

Il punto di partenza in effetti è storico: la vicenda del sultano dell’Impero Ottomano Bayezid I e del condottiero mongolo Timur che lo fece prigioniero nella battaglia di Ancyra nel 1402; ma nel Tamerlano, o la morte di Bajazet sono confluite poi pagine di Vivaldi e materiali presi in prestito da altri compositori e altri titoli, ed è così diventato un trionfo di passioni. Emozioni rese ancor più vivide dalla scelta della regia di fondere al linguaggio della musica anche quello della danza, che nelle coreografie di Marisa Ragazzo e Omid Ighani per la DaCru Dance Company diventa un’amplificazione degli stati d’animo dei personaggi.

Il Tamerlano, in quest’occasione proposto nell’edizione critica del musicologo Bernardo Ticci, con le variazioni apportate dallo stesso Dantone, annovera nel cast grandi specialisti del repertorio barocco, a partire dal baritono Bruno Taddia, dal controtenore Filippo Mineccia e dal contralto Delphine Galou – rispettivamente Bajazet, Tamerlano e Asteria – che avevano già partecipato all’incisione di Accademia Bizantina per l’etichetta Naïve Classique nel 2020; ad affiancarli Federico Fiorio come Andronico, Shakèd Bar come Irene, e la piacentina Giuseppina Bridelli nel ruolo di Idaspe. Il disegno luci è di Eva Bruno, mentre i contenuti video e 3D sono curati da Cristina Ducci, le illustrazioni sono firmate da Lamberto Azzariti, le pitture su tela da Rinaldo Rinaldi e Maria Grazia Cervetti e le sculture da Vincenzo Balena.